“Non dobbiamo avere paura di Trump”. Lo dice Laura Dalla Vecchia, presidente di Confindustria Vicenza. “Quella dei dazi è una strategia studiata a tavolino da Trump e dal suo team. Vogliono spaventarci. Ma Trump sa bene che i primi a pagarne gli effetti negativi, in termini di maggiori costi e più inflazione, sarebbero i consumatori americani, cioè l’elettorato che lo ha riportato alla Casa Bianca. Per cui è facile che finisca come è accaduto per Messico e Canada, quando in cambio di contropartite sui controlli anti-Fentanyl i dazi del 25% sono stati sospesi. La manifattura americana non è in grado di fare a meno delle nostre merci, sappiatelo”, spiega in un’intervista a Il Corriere Economia. Per Dalla Vecchia chi è da temere è la Cina: “Dovremmo costruire relazioni più solide. Ma mi sono fatta l’idea che Pechino abbia enormi problemi a sviluppare il mercato interno e a contrastare la disoccupazione. Proprio per questo c’è il rischio che manovrino soltanto la leva dell’export e ci inondino di loro prodotti a basso costo. Oppure comprino le nostre aziende migliori. E allora dobbiamo reagire, dobbiamo essere noi ad acquistare piccole aziende in America e in Cina. Anche un imprenditore veneto può farlo con qualche decina di milioni, non è impossibile. Invece oggi sta succedendo che i fondi americani stanno acquisendo aziende vicentine a man bassa. Però sulla Cina c’è anche da fare un’altra considerazione, che probabilmente suonerà impopolare in Italia”. Ovvero: “I cinesi hanno contratti di lavoro con la parte fissa molto bassa e quella variabile fatta di tantissimi bonus, che alla fine possono anche triplicare lo stipendio finale. Per questo motivo lavorano come pazzi, non c’è orario e alla fine sviluppano in due anni progetti che ne richiederebbero almeno cinque. Da noi invece si fa il contrario, si parla del tempo libero, di andare al mare. Bisogna tornare a lavorare seriamente, smetterla con lo smartworking altrimenti i cinesi ci mangiano. Sono considerazioni che non piacciono, ma sono la realtà. E per questo ho più paura dei cinesi che dei dazi di Trump”.
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