Mohamed El-Erian, presidente del Quee’s College di Cambrige e capo consigliere economico di Allianz, sostiene che quello dei dazi al 15% è il migliore accordo che Bruxelles potesse ottenere. “È in linea con quanto gli Stati Uniti hanno negoziato con altri Paesi. Riflette l’approccio transazionale dell’America nei rapporti internazionali e la volontà di correggere un ordine globale che percepisce come ingiusto L’Europa sarà in grado di adattarsi al nuovo regime tariffario, anche se a un certo costo”, dice a Il Corriere della Sera. “Non bisogna mai sottovalutare l’importanza della riduzione dell’incertezza. Questo accordo rappresenta un passo significativo in tal senso. Spero che ora l’Europa possa concentrarsi sulle riforme capaci di sprigionare innovazione, produttività e crescita. A lungo termine, questi fattori incideranno molto più del regime tariffario americano sul benessere economico europeo”, spiega. E poi aggiunge sugli effetti positivi per gli Usa: “Resta da vedere quali obiettivi saranno raggiunti: aumento delle entrate, commercio più equo, rilocalizzazione industriale. Per ora l’obiettivo di generare entrate sembra centrato, ma resta da capire chi ne sopporta il costo. In particolare, chi sopporta il costo tra prezzi più alti per i consumatori americani, margini ridotti per i fornitori stranieri o maggiori costi per i partner commerciali degli Usa”. E infine sul dato del Pil americano del secondo trimestre a +3%: “È stato superiore alle aspettative, ma analizzando i dettagli, l’economia appare meno solida. Il tasso di crescita sui sei mesi è dell’1,3%”. Per l’Europa invece il rischio è una recessione: “Sì, temo un rischio di recessione, nonostante un aumento della spesa pubblica per difesa e infrastrutture. È uno dei molti motivi per cui servono con urgenza riforme strutturali. Il rapporto redatto da Mario Draghi rappresenta una roadmap importante. Prima si inizierà ad attuarla, più alte saranno le probabilità di evitare una recessione”.
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