I dazi di Trump? Gli Usa sono un mercato importante che vale per la nostra pasta poco sotto il 20% del venduto, e c’è preoccupazione: al timore dei dazi si unisce il fatto che il dollaro rispetto alle medie dell’anno scorso si è deprezzato. Scontiamo questo doppio effetto. Ma siamo fiduciosi, perché siamo abituati a lavorare in Italia, in zone come le nostre con tante difficoltà. E le difficoltà non ci spaventano”. Così Massimo Menna, al timone del Pastificio Lucio Garofalo, realtà dalla storia ultracentenaria, dal 1789 a Gragnano, fa piani per l’azienda di famiglia che guardano oltre Trump e le sue minacce. “A settembre lanceremo sugli scaffali la Strapasta, nuova linea con il 50% in più di fibre e il 38% in più di proteine rispetto alla pasta integrale. E investiamo 70 milioni sullo stabilimento di Gragnano”, annuncia nel colloquio con il Corriere Economia. “L’alimentare italiano è in grande ascesa. Ma dobbiamo stare attenti alle lotte corporative, anche se con Barilla, per esempio i rapporti sono ottimi, ognuno fa il suo lavoro pur in concorrenza. Quanto agli Usa, si vende tanta pasta e quella italiana è una nicchia di qualità. Speriamo che la richiesta del consumatore verso questo nostro prodotto non si contragga o si contragga poco per effetto dei dazi. Certo ci attendono mesi problematici, non sarà facile chiedere un aumento del 10%. E se dal 10% Trump dovesse alzare il dazio al 20% diventerebbe davvero un problema”. E ancora: “Sperare nei mercati alternativi è sminuire il problema: i nuovi mercati stanno crescendo ma non possono compensare. Esportiamo il 59% del fatturato (a valore) e il 65% (a volume), in 80 Paesi. E negli emergenti l’attenzione verso prodotti di qualità, anche verso la pasta, inizia a essere evidente. Per esempio in Medio Oriente dove, dopo la moda, cresce l’interesse per cibo di qualità. Oltreoceano arriviamo in Canada, Australia, Messico, Sudamerica. In Europa siamo forti in Svizzera, Francia, Svezia. E poi nei Balcani, dalla Croazia, Slovenia, Albania. Presenti anche nel Regno Unito e fino in Islanda, la pasta italiana si mangia ovunque ormai. In Svezia abbiamo una nostra società, e siamo sugli scaffali di tutte le catene”.
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