“L’Italia può trarre giovamento da questo disgelo. Ma deve anche imparare a diversificare le sue esportazioni, aprendosi all’Asia-Pacifico. È il modo per proteggersi da eventi simili al ‘Liberation Day’ di Washington”. Così Giuliano Noci, prorettore del Politecnico di Milano, esperto di Asia, sull’accordo Usa-Cina. In un colloquio con La Stampa spiega: “La realtà è più forte dei proclami, in questo caso. Entrambi i Paesi sarebbero arrivati molto presto a un punto di rottura dei relativi sistemi economici. Da un lato, se vogliamo estremizzare, gli Stati Uniti avrebbero avuto gli scaffali vuoti. Dall’altro, Pechino avrebbe cominciato ad avere sofferenze nelle loro filiere”. Per l’Italia l’intesa è un bene secondo Noci: “Il Paese, dato il suo carattere da esportatore, può sicuramente trarre giovamento da questo disgelo. Per definizione, l’Italia trae vantaggio dalle situazioni di calma, in cui il commercio internazionale procede liberamente. Ma bisogna fare un distinguo”. Ovvero: “Se gli Stati Uniti tornano a un livello pre ‘Liberation Day’ è un bene per tutti, compresa Roma. Ma non si deve scordare che la nostra urgenza oggi è quella della diversificazione”. C’è esigenza di “cambiare il nostro portafoglio di export. È il modo per proteggersi da mosse improvvise e, in potenza, significative come quelle introdotte dall’Amministrazione Trump a inizio aprile. Specie perché in futuro possono nascere degli emuli del presidente Usa”.
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