“Crediamo molto nelle sue potenzialità e siamo venuti a vedere i progressi. C’è il sito dove si sta costruendo il nucleo centrale della fusione”. Lo dice, intervistato da La Repubblica, l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, parlando della fusione nucleare. La sta sviluppando col Mit tramite la Commonwealth Fusion Systems, una start-up dove l’Eni è tra i maggiori azionisti.
“È stata un’occasione per rivedere le tappe che ci porteranno alla costruzione del prototipo pilota per il 2025, e dell’impianto che sarà operativo nel 2030”, racconta. Per quella data, il reattore dovrebbe essere collegato alla rete, producendoenergia senza scorie o rischi per la sicurezza: “Abbiamo fatto un aumento di capitale per costruire il prototipo, che nel giro di dieci giorni ha raccolto 1,8 miliardi di dollari”. Secondo Descalzi potrebbe essere “una vera rivoluzione. Con una bottiglia d’acqua presa dal mare si potranno produrre 250 megawatt in un anno”.
Ovunque, Italia compresa, se le norme lo consentiranno, cancellando i problemi geopolitici dell’energia ora al centro della disputa con la Russia: “Sono impianti piccoli che possono creare molta energia e per produrla basta l’acqua pesante, anche quella del mare che si trova ovunque. Essendo una fusione, al contrario della fissione non crea scorie o rischi per la sicurezza: «Si tratta di un sistema che garantirebbe elettricità a costi bassissimi, facendo finire la dipendenza di alcuni paesi da altri”.
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