Nonostante il previsto aumento dei tassi di attività al 2050 (+6,6%), la dimensione della popolazione attiva subirà un calo, tanto per gli uomini quanto per le donne. Le tendenze previste per la popolazione costituiscono un driver fondamentale di analisi, a prescindere dalle specifiche ipotesi condotte sulla partecipazione al mercato del lavoro. I dati evidenziano un cambiamento graduale ma sostenuto nel mercato del lavoro, determinato principalmente dall’invecchiamento e dal calo della popolazione. Lo rileva Istat nelle ‘Previsioni della forza lavoro al 2050’ in Italia. Si prevede, innanzitutto, che la popolazione di età 15-64 anni diminuisca costantemente (da 37,2 milioni nel 2024 a meno di 30 nel 2050, un decremento del 21%), con un calo più marcato per quella femminile: gli uomini passeranno da circa 18,7 milioni nel 2024 a 15,5 nel 2050 (-17%) e le donne da 18,6 a 14 milioni (-24,4%). Nell’evoluzione della popolazione attiva persistono ampi divari territoriali, oltre che di genere, pur in un quadro di convergenza. Nel Nord-ovest e nel Nord-est gli uomini attivi scendono di circa il 6%, passando rispettivamente da quasi 4 a 3,7 milioni e da 2,9 a 2,7 milioni. Al Centro la riduzione è più netta (-12%, da 2,9 a 2,5 milioni) ma è nel Mezzogiorno che, pur partendo dall’ammontare più alto, la flessione è più forte (-25%, da 4,4 a 3,3 milioni). Anche le donne seguono lo stesso andamento: -7% nel Nord-ovest, -9% nel Nord-est, -12% al Centro e -23% nel Mezzogiorno.
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