“Riteniamo che ciò che è accaduto non doveva assolutamente accadere per la sicurezza della nave. Riteniamo dai fatti che si sono susseguiti che le attività tipiche di un equipaggio a tutela degli ospiti, delle persone a bordo e della nave, che nessuna di queste attività” è stata fatta. “Avrebbe dovuto preparare la nave chiudendo, blindando la stessa, lo scafo, la sovrastruttura”. Lo ha detto, a Cinqueminuti di Bruno Vespa, Giovanni Costantino amministratore delegato di Italian Sea Group, che ha rilevato il gruppo Perini, che nel 2008 aveva costruito Bayesian, il veliero affondato a largo di Palermo il 19 agosto, causando 7 morti. Per l’esperto il portellone della nave sarebbe rimasto aperto. “La nave è inaffondabile – ha aggiunto – e se in quella nave non fosse entrata acqua non avrebbe avuto alcun tipo di problema”.
“Significativo il fatto che i pescatori esperti di mare abbiano letto la perturbazione in arrivo” e non siano usciti, ha aggiunto. “Era chiaramente visibile e leggibile: non sono usciti in mare. Poteva stare una nave da 700 tonnellate in mare in quella posizione? Non è consigliabile – ha spiegato Costantino – ma potevano stare. Infatti la piccola (la Baden Powell, che ha prestato i primi soccorsi al Bayesian, ndr) era preparata a gestire l’evento e gli è passata dentro. Probabilmente gli ospiti non si sono nemmeno svegliati. La grande tecnologicamente avanzatissima ha subito ciò che è accaduto”.
Ma che cosa è successo allora? “Una serie di eventi, per esempio l’acqua di sicuro ha iniziato a entrare da poppa e di sicuro ha allagato non solo un compartimento stagno, ma anche il secondo attiguo al primo, ovvero la sala macchina. La nave, quando il vento ha incalzato, ha incominciato a scarrocciare, un percorso di 14 minuti nel quale ha continuato a prendere acqua; tecnicamente si dice che si è ingavonata, cioè la stabilità era compromessa, è arrivata nel punto dove è andata giù e si legge il blackout dell’impianto, cioè l’acqua era arrivata ai generatori”.
“L’equipaggio – ha detto Costantino – non si è coordinato, non era assolutamente preparato, probabilmente era distratto, probabilmente non pronto a intervenire. Ci possono essere tantissime motivazioni per le quali non è intervenuto nel modo giusto, nella sequenza giusta, nella tempestività giusta”.
“Nella distrazione di quei drammatici sedici minuti – ha detto l’ad – non hanno considerato le persone che erano giù. Evidentemente non se ne sono nemmeno resi conto; andavano seguite delle procedure ben chiare e nulla di questo è stato fatto e quindi sette persone sono rimaste giù incagliate, bloccate. Ma nei primi 14 minuti potevano salire sopra se solo fosse stato lanciato l’allarme”.
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