L’Italia è in grado di sfruttare la leva del nucleare ma per assistere a un primo contributo bisognerà ancora attendere perché, nel migliore dei casi, il primo impianto potrà essere in funzione nel 2035. Come spiega a Il Sole 24 Ore Vittorio Chiesa, direttore di Energy&Strategy del PoliMi, è “in questo contesto che maturano le valutazioni sul possibile inserimento di una quota di generazione nucleare nel mix italiano. Secondo gli scenari Pniec, infatti, l’obiettivo sarebbe quello di arrivare nel 2050 a 8 gigawatt di capacità nucleare installata, per una produzione di 64 TWh”. In verità solo dal 2040, l’apporto del nucleare sarà impattante sul mix energetico nazionale. “Nel 2050, invece, il nucleare potrebbe sia coprire una piccola parte di produzione, oggi appannaggio delle Fer, sia sostituire per la loro quota il termoelettrico e l’import, sostanzialmente azzerandoli”, dice ncora Chiesa. Il discorso non è solo circoscritto all’Italia: “Nel mondo, al 2050, la previsione di nuova capacità installata per il nucleare oscilla tra +74%, negli scenari conservativi, fino al +157%. Oggi sono oltre 400 le centrali nucleari attive, cui se ne aggiungono più di 50 in costruzione, tipicamente reattori tradizionali, con un ruolo particolarmente rilevante della Cina”.
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