Il Ponte sullo Stretto poggia su faglie attive. E’ quanto emerge dalle mappe allegate all’ultimo progetto che preoccupano geologi e ingegneri. Niente di vero per la società, che con il suo amministratore delegato Pietro Ciucci ha sempre assicurato: “I punti di contatto con il terreno dell’opera di attraversamento sono stati individuati evitando il posizionamento su faglie attive”. E oggi – come riporta Repubblica – afferma che la presenza di faglie “è stata smentita dalle campagne d’indagini e analisi mirate per la realizzazione dell’opera”. Ma, sempre come riporta il quotidiano romano, proprio scorrendo le migliaia di pagine presentate per rispondere alle 239 osservazioni critiche del ministero dell’Ambiente, ci sono almeno due documenti che sembrano affermare il contrario. Il primo è la mappa PB0010_F0. Il documento mostra il profilo in sezione della faglia Cannitello, individuandola nella legenda come “certa” e indicandone persino “il movimento”. C’è un secondo documento, ancora più dettagliato, che afferma esattamente la stessa cosa. È la tavola n.AMW3010, che corrisponde alla “Carta di microzonazione Calabria — Comune di Villa San Giovanni”. La fascia rossa nella tavola che corre lungo tutta la sponda calabrese non solo è classificata come faglia attiva e capace — cioè in grado di generare eventi sismici — ma anche zona a rischio maremoto e soggetta a liquefazione. “Significa sostanzialmente che il terreno può perdere consistenza in caso di sisma”, dice il professore De Miranda, che sta studiando quelle tavole.
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