Lo stop al passaggio del gas russo via Ucraina rischia di diventare un problema per l’Europa. Da Bruxelles si ripetono gli appelli alla calma, sostenendo che le istitituzioni europee sono preparate da tempo, ma il rischio maggiore è quello di vedere crescere il prezzo, come diretta conseguenza della diminuzione delle forniture. L’Italia, per ammissione del ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, non teme ripercussioni avendo gli stoccaggi all’80% per questo inverno. Resta, però, sul tavolo il problema di continuare a trovare soluzioni alternative al gas. “La geotermia è una delle soluzioni anche più a breve raggio”, dice a GEA Andrea Ferrara, head of industrial partnership di Fri.EL Green Power Spa e Chief Development Officer di Fri-El Geo Srl, uno dei principali gruppi di produttori italiani di energia elettrica da fonti rinnovabili, che proprio su questa tecnologia sta puntando molte delle sue fiches. “Il governo parla di nucleare, ma ci vuole tempo per realizzare quello pulito di nuova generazione – spiega -, mentre, come si suol dire, la geotermia è qui e ora”. Ragionevolmente, dunque, “in 3-4 anni le reti del riscaldamento del nord Italia potrebbero essere decarbonizzate per il 30-40%”. Con notevoli vantaggi, anche economici, visto che “gli impianti geotermici hanno un costo molto superiore a fotovoltaico o l’eolico, per poi abbassarsi a lungo raggio i costi di capex delle perforazioni. Ma – dice ancora Ferrara – dopo aver ammortizzato i costi in 6-8 anni, la geotermia è praticamente gratis, perché la manutenzione ha un costo irrisorio” rispetto ad altre forme. (Segue)
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