Olivier Gonzales, propriétaire exploitant ostréicole et président du syndicat des producteurs de l'étang de Thau, prélève des moules, le 02 août 2006 sur l'étang de Thau. La récente canicule a engendré une situation "catastrophique" pour des centaines de conchyliculteurs qui ont vu leur production de moules anéantie et celle d'huîtres détruite d'au moins 50%. En raison de la chaleur et de l'absence de vent, la température de l'eau de l'étang de Thau, vaste bande lagunaire proche de Sète, est montée jusqu'à 30 degrés et le niveau d'oxygène a baissé sensiblement. AFP PHOTO RAYMOND ROIG (Photo by RAYMOND ROIG / AFP)
La presenza dei vibrioni nei frutti di mare è destinata ad aumentare sia a livello globale sia in Europa a causa dei cambiamenti climatici, soprattutto nelle acque costiere o salmastre. Lo rivela l‘Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, i cui esperti hanno svolto indagini approfondite sugli aspetti di salute pubblica legati al consumo di frutti di mare.
I vibrioni sono batteri che vivono principalmente nelle acque marine costiere e nelle aree salmastre (dove i fiumi incontrano il mare) e prosperano in acque temperate e calde con salinità moderata. Possono causare gastroenteriti o infezioni gravi negli esseri umani che consumano frutti di mare/molluschi crudi o poco cotti, come le ostriche. Il contatto con l’acqua contenente vibrioni può anche causare infezioni alle ferite e alle orecchie.
Questi batteri possono sopravvivere e prosperare in vari ambienti acquatici grazie a diversi fattori. In primo luogo, la temperatura: crescono in modo ottimale in condizioni di calore, che ne favorisce la presenza e la proliferazione. Inoltre, richiedono una certa concentrazione di sale per una crescita ottimale, riscontrabile nelle acque costiere e salmastre.
A causa dell’aumento di eventi meteorologici estremi, come le ondate di calore, negli ultimi 20 anni, in Europa si è registrato un aumento delle infezioni da vibrioni. “Le acque costiere più calde – spiega l’Efsa – hanno portato a un’espansione delle aree in cui i batteri possono moltiplicarsi, con conseguente aumento del rischio di infezioni dovute al consumo di frutti di mare contaminati. Le regioni particolarmente a rischio sono quelle con acque salmastre o a bassa salinità (ad esempio, il Mar Baltico, le acque di transizione tra il Mar Baltico e il Mare del Nord e il Mar Nero) e le aree costiere con grandi afflussi fluviali”.
Per prevenire e controllare la presenza di questi batteri nei frutti di mare, “è fondamentale – dicono ancora gli esperti – mantenere la catena del freddo durante la lavorazione, il trasporto e la conservazione, in particolare per i frutti di mare destinati a essere consumati crudi”.
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