PAPA FRANCESCO JORGE MARIO BERGOGLIO
È l’ora della ‘biodiversità imprenditoriale’. Papa Francesco riceve in Vaticano i partecipanti all’incontro di Deloitte Global e guarda all’ambiente, al Pianeta che soffre, all’uomo che non si adatta più alle ferite che egli stesso ha provocato. Invoca inclusione, sobrietà, cura. Incoraggia i consulenti a diventare “consulenti integrali”: per “cooperare a ri-orientare il modo di stare su questo nostro Pianeta che abbiamo fatto ammalare, nel clima e nelle disuguaglianze“.
Parla dell’importanza di rispettare le diversità, di farsi garanti di “libertà di impresa e libertà di scelta dei clienti, dei consumatori, dei risparmiatori e degli investitori” come condizione indispensabile di stabilità, equilibrio, ricchezza umana: “È quanto avviene nella natura e può avvenire anche negli ‘ecosistemi’ economici“, riflette.
Più direttamente, Francesco fa anche riferimento al climate change: “Oggi il mondo sta soffrendo a causa del peggioramento delle condizioni ambientali; molte popolazioni o gruppi sociali vivono in maniera non dignitosa sul piano dell’alimentazione, della salute, dell’istruzione e di altri diritti fondamentali“, denuncia. “L’umanità è globalizzata e interconnessa, ma permangono povertà, ingiustizia e diseguaglianze“.
Ricorda le crisi “gravi e continue” che il mondo ha attraversato negli ultimi 15 anni: “Non abbiamo potuto terminare di affrontare la crisi finanziaria del 2007 che abbiamo dovuto affrontare quella del debito sovrano e delle economie reali, poi la pandemia, quindi la guerra in Ucraina con conseguenze e minacce globali“. Intanto però, scandisce, “il Pianeta ha continuato a soffrire per gli effetti del cambiamento climatico; intanto guerre crudeli e nascoste si continuavano a combattere in diverse regioni; intanto decine di milioni di persone continuavano ad essere forzate a migrare dalle proprie terre. Mentre una parte di uomini e donne miglioravano il proprio vivere quotidiano, un’altra parte risentiva di scelte senza scrupoli diventando le principali vittime di una sorta di contro-sviluppo“.
Eppure, chiarisce riprendendo Giovanni Battista Montini, padre del Concilio Vaticano II, “il nuovo nome della pace è lo sviluppo nella giustizia sociale“.
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