Il cambiamento climatico fa abbandonare le terre: in Africa sono 6,3 milioni i migranti interni

Negli ultimi 15 anni è triplicato il numero di migranti interni all’Africa, a causa di conflitti, violenze e catastrofi naturali. Alla fine del 2023 erano 35 milioni gli sfollati. Lo rivela l’Internal Displacement Monitoring Centre (IDMC) in un rapporto pubblicato oggi, nel quale si sottolinea che lo sfollamento altera i mezzi di sussistenza, l’identità culturale e i legami sociali di intere comunità, rendendole più vulnerabili. “Negli ultimi 15 anni abbiamo assistito a una triplicazione del numero di sfollati interni nel continente africano”, sottolinea Alexandra Bilak, direttrice IDMC, aggiungendo che “la maggior parte di questi spostamenti interni sono causati da conflitti e violenze, ma sono anche sempre più spesso provocati da disastri naturali”.

Lo sfollamento può anche interrompere i programmi di sviluppo di un Paese, impedendo agli sfollati di generare reddito o di pagare affitti o tasse, mentre allo stesso tempo le autorità locali o nazionali devono fornire ulteriori alloggi, assistenza sanitaria, istruzione e protezione. Tutte cose che generano costi aggiuntivi.

Il documento evidenzia che i crescenti livelli di conflitto e violenza sono responsabili dello sfollamento interno di 32,5 milioni di persone in Africa. L’80% è fuggito da Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Nigeria, Somalia e Sudan.

Anche i migranti interni a causa di disastri naturali, in particolare le inondazioni, sono in aumento in Africa, poiché il cambiamento climatico si fa sentire sempre di più. Secondo l’IDMC, tra il 2009 e il 2023 il numero di persone costrette a fuggire dai disastri è sestuplicato, passando da 1,1 milioni di sfollati all’anno a 6,3 milioni. Secondo il rapporto, le inondazioni hanno provocato più di tre quarti di questi spostamenti, mentre la siccità ha rappresentato un ulteriore 11%.

Inoltre, conflitti, violenze e disastri naturali spesso si sovrappongono, causando crisi complesse in cui un gran numero di persone è sfollato ripetutamente o per periodi prolungati. L’organizzazione sottolinea che la Convenzione di Kampala dell’Unione africana sulla protezione e l’assistenza agli sfollati interni è uno strumento importante per risolvere il problema. Adottata nel 2009 ed entrata in vigore nel dicembre 2012, ha stabilito uno standard internazionale in quanto primo, e tuttora unico, accordo regionale giuridicamente vincolante che si occupa di sfollamento interno.

Da allora, 34 Paesi africani hanno ratificato il trattato e molti hanno messo in atto quadri giuridici e fatto investimenti significativi per affrontare il problema. Ma i governi stanno lottando per far fronte al problema. Per Bilak, “la chiave del problema” è “fare molto di più in termini di costruzione della pace, diplomazia e trasformazione dei conflitti”.

Elena Fois

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