TOPSHOT - The "Grandfather Tree," a western red cedar, stands in the forest at a protest camp for the Fairy Creek anti-old growth logging blockade, 18kms (11 miles) northeast of Port Renfrew on Vancouver Island, Canada, on September 6, 2021. - Manning road blockades, digging trenches, and sleeping under the leafy canopy -- for the past year, protesters on Vancouver Island have battled to halt logging in one of Canada's last ancient cedar and fir forests. More than 1,000 arrests have been made so far. But the ragtag group's efforts to protect the 1,200 hectares (2,470 acres) of old-growth trees -- some approaching 2,000 years old, with huge trunks and whose tops disappear in thick mist hanging above -- have been met with mixed reactions from the indigenous Pacheedaht First Nation tribe who claim the land on this island off Canada's Pacific coast. (Photo by COLE BURSTON / AFP)
Tanto patrimonio boschivo, e altrettanta difficoltà a tenerlo sotto controllo come si potrebbe e dovrebbe. L’Unione europea sa solo parzialmente quello che accade a boschi e foreste, complice un mondo verde piuttosto esteso. Circa 182 milioni di ettari di tronchi e chiome, che coprono il 43% della superficie terrestre dell’Ue. Un vero e proprio capitale, se si considera il potere di assorbimento della CO2, il principale responsabile dell’aumento globale della temperatura e conseguente cambiamento climatico. La Commissione europea vuole vederci più chiaro di quanto fatto finora, ritiene che non ci siano dati e informazione a sufficienza, e chiede a Consiglio e Parlamento la riforma del regolamento sui conti economici ambientali.
La normativa comunitaria in questione prevede raccolta e diffusione di sei principali filoni di informazioni: conti delle emissioni atmosferiche, imposte ambientali ripartite per attività economica, conti dei flussi di materia a livello di intera economia, conti delle spese per la protezione dell’ambiente, conti del settore dei beni e dei servizi ambientali e conti dei flussi fisici di energia. Ma qualcosa manca, quanto fatto finora non risponde più alle nuove politiche di sostenibilità dell’Unione europea, e la legislazione va aggiornata al pari della più ampia agenda politica. “La proposta per il modulo dei conti delle risorse forestali è in linea con le politiche in materia di clima e risorse forestali”, rileva la Commissione, e si inserisce nel quadro del Green Deal europeo. È qui che la Commissione ha presentato la nuova strategia dell’Ue per le foreste per il 2030, e la proposta di riforma che mira a raccogliere più informazioni è un tassello ulteriore.
L’esecutivo comunitario intende aggiornare il modo di monitorare il sistema di gestione del patrimonio boschivo. I conti forestali misurano specificamente l’area forestale e la sua quota disponibile per l’estrazione di legname, tutti dati che possono essere utilizzati per monitorare la gestione forestale e l’industria del legno. Accanto a questo il team von der Leyen propone anche informazioni sui sussidi ambientali. Queste ultime riguardano il sostegno degli Stati membri per promuovere un’economia più verde, proteggere l’ambiente e salvaguardare le risorse naturali, incluse quelle forestali.
L’intervento di emendamento risponde anche ad un’esigenza di armonizzazione. I Ventisette Stati membri hanno modalità di raccogliere informazioni tutte diverse. Il team von der Leyen intende agire su questo aspetto per almeno due motivi. In primo luogo le statistiche europee “devono essere comparabili tra Stati membri”, recita il testo di proposta di modifica del regolamento nella parte esplicativa. La riforma del regolamento sui conti economici ambientali permetterà quindi un miglioramento dei resoconti di Eurostat, l’istituto di statistica europea facente capo alla Commissione europea, e la pubblicazione di dati più aggiornai e completi sull’argomento.
In secondo luogo “i temi ambientali hanno una portata e un carattere transnazionali” e non possono essere gestiti solo a livello nazionale, tanto più che l’ambiente è una materia di competenza concorrente, vale a dire condivisa tra Bruxelles e i governi. In terzo luogo, “alcuni impieghi dei conti economici ambientali vanno al di là dell’Ue, come gli obiettivi di sviluppo sostenibile, per cui l’Ue deve applicare norme globali”. La riforma dunque appare obbligata, ma se ne parlerà dopo la pausa estiva.
(Photo credits: COLE BURSTON / AFP)
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