Semina delle nuvole. Appare questa la nuova frontiera per combattere la siccità e letteralmente far piovere. In realtà la tecnica del ‘cloud seeding’, appunto la semina delle nuvole, esiste da decenni come un modo per ottenere più pioggia o precipitazioni da una nuvola. Fu scoperto per la prima volta in un laboratorio del Mit di Boston nel 1946 che qualcosa di simile alla struttura cristallina del ghiaccio, come lo ioduro d’argento, poteva essere messo in un liquido super-raffreddato per congelare le gocce e creare ghiaccio. Le persone hanno quindi applicato questo metodo alle nuvole reali per generare precipitazioni. Con le temperature globali che crescono e la siccità che galoppa, parecchi Paesi hanno iniziato a investire massicciamente su questa tecnica.
Dalla collaborazione con il Centro nazionale per la ricerca atmosferica in Colorado e la Nasa, il governo degli Emirati Arabi sta proprio implementando la task force chiamata Centro Nazionale di Meteorologia (Ncm) ad Abu Dhabi, dove ogni anno vengono eseguite più di 1.000 ore di semina delle nuvole per migliorare le precipitazioni. L’Ncm dispone di una rete di radar meteorologici e di oltre 60 stazioni meteorologiche dove gestisce le operazioni di semina nel Paese e monitora da vicino le condizioni atmosferiche. Nel dettaglio i meteorologi del centro possono osservare i modelli di precipitazione nelle nuvole e identificare quelle adatte alla semina. Una volta individuata quella giusta, ordinano ai piloti di prendere il volo con i loro aerei specializzati carichi di razzi igroscopici sulle ali dell’aereo. Ogni ‘cannoncino’ contiene circa 1 kg di componenti materiali salini e può richiedere fino a tre minuti per bruciare e sparare nelle nuvole giuste. Dopo che l’agente di semina è stato introdotto nella nuvola, le goccioline aumentano di dimensioni, superando la capacità della nuvola di sostenerle contro la gravità, con conseguente rilascio sotto forma di gocce di pioggia.
Gli Emirati hanno investito 20 milioni di dollari nel progetto, il Marocco 15 e secondo il South China Morning Post, diversi uffici meteorologici nelle province di Hubei e Hunan utilizzano cacciatori di nuvole, che lanciano razzi contenenti sostanze condensabili come barre di ioduro d’argento per spruzzare nuvole e produrre pioggia. Attraverso un programma di questo tipo, le autorità cinesi sperano di coprire 5,5 milioni di chilometri quadrati di nuvole artificiali, ovvero circa il 60% della superficie del paese, entro il 2030. A livello globale si prevede che il mercato del cloud seeding crescerà da 131,4 milioni di dollari nel 2023 e si stima che raggiungerà 194,9 milioni di dollari entro il 2031, secondo un nuovo rapporto di Coherent Market Insights. La tecnica di ‘smuovere’ la natura, serve infatti pure per la neve, come sperimentato da numerosi stati americani del Mid-West.
“La semina delle nuvole con cristalli di ioduro d’argento sta crescendo di popolarità”, si legge nell’ultima newsletter del Silver Institute, il massimo organismo del mondo dell’argento. Alcuni Paesi dell’Asia meridionale però la stanno usando anche per contribuire a mitigare l’inquinamento atmosferico. E così a Lahore, in Pakistan, considerata una delle città più inquinate del mondo, a dicembre le autorità hanno iniziato a seminare le nuvole. Con le attrezzature e l’assistenza degli Emirati Arabi Uniti, sono stati lanciati razzi di ioduro d’argento da due aerei. “Ha piovuto in almeno 10 aree di Lahore“, ha dichiarato in un comunicato il primo ministro del Punjab, Mohsin Naqvi, aggiungendo che le autorità stanno ancora valutando l’impatto anti-inquinamento della pioggia artificiale.
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