This natural color image released 02 May, 2005 by NASA shows Saturn moon Titan's upper atmosphere, an active place where methane molecules are being broken apart by solar ultraviolet light and the byproducts combine to form compounds like ethane and acetylene. The haze preferentially scatters blue and ultraviolet wavelengths of light, making its complex layered structure more easily visible at the shorter wavelengths used in this image. Lower down in the atmosphere, the haze turns into a globe-enshrouding smog of complex organic molecules. This thick, orange-colored haze absorbs visible sunlight, allowing only perhaps 10 percent of the light to reach the surface. The thick haze is also inefficient at holding in and then re-radiating infrared (thermal) energy back down to the surface. Thus, despite the fact that Titan has a thicker atmosphere than Earth, the thick global haze causes the greenhouse effect there to be somewhat weaker than it is on Earth. AFP PHOTO/HO/NASA (Photo by HO / NASA / AFP)
Ridurre il rumore dei trasporti, aumentare il verde urbano, sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi cardiovascolari: sono alcuni dei suggerimenti che l’Agenzia europea dell’Ambiente (Aea) lancia dal momento che, “inquinamento atmosferico, temperature estreme ed esposizione a sostanze chimiche nocive, causano circa un decesso cardiovascolare su cinque nell’Unione europea”.
Un’incidenza che varia tra i Paesi membri e che, in Italia, trova la settima percentuale più elevata nell’Ue, il 21,17%, dopo Bulgaria (23,98%), Polonia (23,69%), Croazia (22,4%), Grecia (22,07%), Romania (21,83%), Slovacchia (21,76%), e seguita da Ungheria (21,01%). È quanto emerge dal rapporto dell’Aea pubblicato oggi dal titolo ‘Prevenire le malattie cardiovascolari attraverso un ambiente sano’ che, se da un lato suona la sirena sul legame tra ambiente e salute, dall’altro sottolinea anche come i rischi possano essere prevenuti con politiche ambientali che tutelino milioni di europei dalle malattie cardiache. Per completare la fotografia delle percentuali tra i Paesi membri, Finlandia (9,72%), Svezia (10,01%) e Lussemburgo (12,31%) hanno i tassi minori. Ad attestarsi nella parte più bassa della classifica sono anche Irlanda (12,69%), Estonia (12,94%), Danimarca (13,43%), Paesi Bassi (13,52%), Germania (13,73%) e Francia (13,99%). Le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte nell’Ue – nel 2022 ne sono morte oltre 1,7 milioni di persone, pari a un terzo di tutti i decessi di quell’anno – e, in base alle stime, almeno il 18% di tali patologie è causato dai principali fattori ambientali.
Inoltre, ogni anno vengono diagnosticati più di 6 milioni di nuovi casi, con un costo per l’Europa di circa 282 miliardi di euro. Sebbene i singoli fattori che le causano, come la genetica e l’età avanzata, “siano più difficili da modificare”, altri elementi, legati ad ambiente e comportamenti, “possono essere affrontati” con azioni mirate. E “la storia dell’Ue nella riduzione dell’inquinamento atmosferico dimostra che tali politiche funzionano: l’Unione è già sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo del piano d’azione ‘inquinamento zero’ di ridurre i decessi prematuri attribuibili all’inquinamento atmosferico di oltre il 55% entro il 2030, rispetto al 2005”, commenta l’Aea.
All’indice ci sono l’inquinamento atmosferico, le temperature e gli eventi meteorologici estremi, il rumore dei trasporti, l’esposizione chimica a sostanze tossiche (inclusi metalli pesanti e sostanze chimiche che alterano il sistema endocrino). Tutti fenomeni che in Europa variano da regione a regione. Ma l’attuazione delle politiche già esistenti è “il primo passo fondamentale”, per l’Agenzia. Inoltre, è possibile contrastare ulteriormente i fattori di rischio attraverso interventi come “la riduzione del rumore dei trasporti” e “l’applicazione delle normative chimiche”, per accelerare l’eliminazione graduale delle sostanze cardiotossiche e promuovere alternative più sicure. O come la preparazione di sistemi sanitari agli impatti climatici sulla salute cardiovascolare “attraverso sistemi di allerta precoce, campagne di sanità pubblica e supporto mirato per i gruppi vulnerabil”; la facilitazione del coinvolgimento del personale sanitario “aumentando la disponibilità di contenuti ambientali nei programmi di studio medico e infermieristico”; la promozione dell’approccio One Health, cioè di proteggere insieme la salute umana, animale e dell’ecosistema con conseguenti benefici più ampi per tutti. Infine, l’Agenzia raccomanda “di sensibilizzare e istruire l’opinione pubblica” su tali rischi cardiovascolari, promuovendo cambiamenti di stile di vita, e di introdurre soluzioni basate sulla natura perché “il verde urbano, i parchi, i corridoi verdi e gli spazi blu riducono il rischio cardiovascolare migliorando la qualità dell’aria, riducendo l’inquinamento acustico e incoraggiando l’attività fisica”
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