Il clima interessa poco agli italiani: uno su tre non la considera una questione urgente

Malgrado la recessione economica globale, i conflitti e l’impennata delle bollette energetiche, la crisi climatica è un problema sentito dalle persone in tutto il mondo: anche se in cima alla lista delle priorità si trovano la crisi economica (22%) e l’aumento dei prezzi (21%), il cambiamento climatico si colloca al terzo posto (20%), con uno scarto davvero minimo. È quanto emerge dalla seconda ricerca Climate Reality Barometer (Barometro sulla Realtà Climatica) di Epson – condotta in 28 Paesi su 26.205 persone. Allo stesso tempo, però, la crisi climatica non porta al pessimismo: prima della COP26 di novembre 2021 il 46% degli intervistati a livello mondiale era ottimista sulla possibilità di evitare la catastrofe climatica nell’arco della vita. Oggi, mentre il mondo si prepara alla COP27 che si terrà il prossimo novembre in Egitto, l’ottimismo ha oltrepassato il 48%. Questo, spiega Epson, è dovuto a un “deficit di percezione della realtà” nelle persone, che potenzialmente fraintendono l’intero impatto climatico futuro per il mondo.

E in Italia? Nel nostro Paese la situazione è piuttosto diversa da quella globale. Nonostante l’evidenza della crisi climatica (alte temperature da record e assenza di piogge) si sia fatta pesantemente sentire e vedere sul nostro territorio, il 40,4% (in linea con la media mondiale) delle persone intervistate ritiene che l’aumento dei prezzi e la correzione dell’economia siano le questioni più urgenti su cui i governi, le aziende e le persone di tutto il mondo dovrebbero concentrarsi, mentre il 29,1 (quasi un terzo: ben più del 20% registrato a livello mondiale) afferma che il cambiamento climatico è la questione più urgente che i governi, le imprese e gli individui devono affrontare. Un pensiero, questo, espresso dal 35,5% dei giovani tra i 16 e i 24 anni, segno che tra le nuove generazioni la percezione del problema è particolarmente forte. Oltre un quarto degli intervistati (25,2%) è ottimista sul fatto che si eviterà un disastro climatico nel corso della loro vita, ma ben il 41,4% è dell’opinione opposta.

Più in generale, l’analisi dei dati raccolti da Epson a livello mondiale evidenzia che le medie mondiali nascondono sorprendenti variazioni regionali nei livelli di fiducia: l’ottimismo è inferiore nella maggior parte delle economie sviluppate rispetto a quelle emergenti. Lo dimostra il fatto che nei singoli Paesi membri del G7 si sono registrati livelli di ottimismo significativamente inferiori rispetto alla media mondiale del 48%: Canada (36,6%), Francia (22,5%), Germania (23,8%), Giappone (10,4%), Italia (25,2%), Regno Unito (28,4%) e Stati Uniti (39,4%). Le economie emergenti e in rapida crescita invece registrano livelli di ottimismo sul clima nettamente superiori alla media globale: Cina (76,2%), Filippine (71,9%), India (78,3%), Indonesia (62,6%), Kenya (76%) e Messico (66%). I risultati suggeriscono inoltre che l’età è un altro fattore, con le fasce più anziane e più giovani maggiormente preoccupate per il cambiamento climatico. Gli over 55 sono l’unico gruppo a citare il cambiamento climatico come problema mondiale più urgente (22,2%), le persone di età compresa tra 16 e 24 anni sono le uniche a classificarlo al secondo posto (19,3%), mentre tutte le altre fasce d’età lo posizionano al terzo.

Abbiamo la responsabilità nei confronti delle nuove generazioni – afferma Henning Ohlsson, Director of Sustainability, Epson Europadi garantire che il pianeta venga lasciato in uno stato migliore dopo decenni di danni. Non esiste un’unica soluzione a questo problema, tutti dobbiamo fare la nostra parte: governi, società e comunità devono accordarsi per evitare questa catastrofe“.

Giulia Proietto Billorello

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