Alta tensione nel quartiere europeo a Bruxelles dove circa mille trattori hanno invaso da questa mattina, a partire dalle nove, decine di strade per manifestare ancora contro le politiche comunitarie, mentre al Consiglio Ue si riunivano i ministri europei dell’agricoltura. Sul tavolo del vertice le ultime misure di breve e medio termine che la Commissione europea ha proposto la scorsa settimana per ridurre gli oneri amministrativi per gli agricoltori.
Nel corso della mattinata la polizia, in tenuta antisommossa, ha isolato le strade del quartiere europeo con barricate di filo spinato, facendo ricorso al getto d’acqua di idranti e gas lacrimogeni contro i manifestanti che lanciavano a loro volta uova, bottiglie di vetro e petardi contro il ‘muro’ di agenti. Nelle strade del quartiere europeo, tra Rue de la Loi e Chaussée d’etterbeek, i manifestanti hanno appiccato fuochi, alimentati da pneumatici, copertoni e cumuli di paglia a cui è stato dato fuoco. Chaussée d’Etterbeek, a poche decine di metri da dove erano riuniti i ministri, i dimostranti hanno cercato in più occasioni di sfondare la barricate minacciando ripetutamente di superare le barriere con i trattori.
Sotto le pressioni delle proteste, la presidenza belga alla guida dell’Ue e la Commissione europea hanno deciso di incontrare nel primo pomeriggio i rappresentanti dei giovani agricoltori del Belgio per ascoltare le loro preoccupazioni. Solo dopo la fine del Consiglio, intorno alle 16, la situazione ha iniziato a normalizzarsi, le stazioni metro più vicine alle istituzioni europee (Schuman e Maelbeek) sono state riaperte e anche il traffico in superficie è tornato alla normalità.
Mentre le proteste si stavano concentrando di fronte alle sedi del Consiglio e della Commissione, davanti al Parlamento europeo si è tenuto il presidio di Coldiretti. Da parte della Commissione europea “c’è stata un’apertura in termini di proposte“, “ma abbiamo la necessità di avere la certezza dei tempi rispetto all’attuazione degli stessi regolamenti modificati, in termini di semplificazione, di risorse economiche stanziate e nel senso di andare oltre quello che è il limite degli aiuti di Stato che fino a oggi abbiamo avuto, per poter intervenire nei confronti anche di tutte quelle filiere produttive che oggi hanno forti criticità”, ha riconosciuto il presidente, Ettore Prandini parlando anche della necessità di una revisione immediata della Pac. “E’ una politica agricola comune piena di cavilli e di burocrazia, piena di vincoli per le imprese agricole che in tanti casi, soprattutto nei confronti delle piccole e medie imprese, non riescono ad avere attuazione rispetto a quello che è un utilizzo delle risorse per come storicamente era stata pensata nella politica agricola comune”.
Dello stesso avviso il ministro dell’Agricoltura e Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, che ha ricordato come l’Italia abbia chiesto una revisione della Pac “che sia rapida. Noi chiediamo di sviluppare una produzione come elemento centrale, garantire il reddito delle imprese agricole perché senza reddito anche la passione non è sufficiente a continuare a svolgere questa attività e senza agricoltura non c’è possibilità di tenere insieme un patrimonio culturale di ricchezza che questo mondo rappresenta e che per l’Italia è vitale”. Per il ministro italiano l’attuale Pac, entrata in vigore a gennaio 2023 dopo due anni di periodo transitorio, “è stata scritta male, noi chiediamo delle modifiche sostanziali dove il reddito dell’agricoltore come manutentore del territorio sia tenuto in considerazione più di posizioni ideologiche”. Lollobrigida ha concluso sottolineando che “noi italiani abbiamo il dovere di sentirci corresponsabili delle scelte” dell’Ue “ma di influenzarle, non siamo una nazione di secondo piano ma una delle nazioni più importanti dell’agroalimentare”.
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