Donne, istruite e del Nord-Ovest: chi rischia di più con l’intelligenza artificiale

Un recente studio di Bankitalia, intitolato ‘Una valutazione dell’esposizione del mercato del lavoro all’intelligenza artificiale in Italia’, mette in luce l’impatto significativo che l’intelligenza artificiale (IA) generativa avrà sul mercato del lavoro italiano. Circa 15 milioni dei 22 milioni di lavoratori nel paese risultano esposti in modo medio o elevato alle innovazioni legate all’IA. Questa esposizione non è omogenea e presenta diverse sfide e opportunità per le diverse categorie di lavoratori.
L’occasional paper di Banca d’Italia evidenzia che, tra i lavoratori con qualche tipo di esposizione, quelli che occupano posizioni complementari sono più numerosi rispetto a quelli sostituibili, con circa 9 milioni contro 6 milioni. Tuttavia, quando si guarda più da vicino agli individui altamente esposti, emerge che la maggioranza, circa 4,75 milioni, è composta da lavoratori sostituibili, a fronte di 4 milioni di lavoratori che occupano ruoli complementari. Questo dato sottolinea una tensione crescente nel mercato del lavoro, dove i rischi di sostituzione da parte della tecnologia aumentano.

Una delle scoperte più rilevanti dello studio è poi la bassa esposizione delle occupazioni tradizionalmente considerate a rischio, come quelle nell’agricoltura e nella manifattura. Questi settori non impiegano molti lavoratori in occupazioni con un forte legame all’intelligenza artificiale, contrariamente a quanto avvenuto in precedenti ondate di innovazione, come la robotizzazione, che ha avuto un impatto significativo sulla manifattura. Anche i servizi a basso valore aggiunto, come il commercio al dettaglio e il settore dell’ospitalità, mostrano livelli minimi di esposizione all’IA, segnalando una sorta di “rifugio” per i lavoratori meno qualificati.

In controtendenza, il report mostra un impatto molto più forte in termini di sostituibilità nei settori dei trasporti, della comunicazione e della finanza, inclusi quelli legati al sistema bancario. Questi settori, infatti, presentano occupazioni che sono più suscettibili all’automazione e all’introduzione di tecnologie avanzate. Lo studio suggerisce che i principali guadagni in termini di complementarità si riscontrano nelle professioni e tra i dipendenti pubblici, dimostrando come alcuni ruoli siano avvantaggiati dall’interazione con l’IA.

L’analisi di Bankitalia offre inoltre anche spunti interessanti sul legame tra il livello di istruzione e l’esposizione all’IA: i laureati universitari, in particolare, sono sproporzionatamente rappresentati tra i lavoratori complementari esposti, a dimostrazione di come le competenze elevate possano offrire maggiori opportunità in un contesto di crescente automazione. In contrasto, i diplomati di scuola superiore risultano più frequentemente tra i lavoratori sostituibili, suggerendo una necessità urgente di formazione e aggiornamento professionale.

L’analisi di genere nel report rivela infine un ulteriore aspetto della dinamica lavorativa: le occupazioni altamente esposte tendono a impiegare più donne, mentre quelle a bassa esposizione sono maggiormente occupate da uomini. Questa distinzione solleva interrogativi sulle politiche di inclusione e di sviluppo professionale, indicando la necessità di affrontare le disparità esistenti nel mercato del lavoro. In aggiunta, dal punto di vista geografico, le occupazioni complementari sono più prevalenti nel sud Italia, mentre le occupazioni sostituibili si concentrano nel nord-ovest. Questa tendenza è probabilmente influenzata dalla maggiore presenza del settore finanziario in quest’area, suggerendo che la distribuzione delle opportunità lavorative potrebbe riflettere le caratteristiche economiche regionali.

Valentina Innocente

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