Stabile, seppure con riserva, il clima di fiducia delle imprese piemontesi per il terzo trimestre del 2024, così come emerge dalla consueta indagine trimestrale, realizzata a giugno da Unione Industriali Torino e Confindustria Piemonte, raccogliendo le valutazioni di oltre 1.300 realtà manifatturiere e dei servizi. La parola d’ordine è ‘prudenza’. Dopo un secondo trimestre in recupero, i saldi ottimisti – pessimisti per produzione (-0,1%), ordini (-1,1%) e redditività (-1,1%) si attestano su valori negativi. Il dato peggiore è quello relativo all’export (-7,2%), segno che il nostro sistema economico risente dell’incertezza globale. Per la prima volta si inverte la forbice dimensionale, con le imprese di maggiori dimensioni che esprimono attese meno positive, rispetto a quelle più piccole.
Tuttavia, il dato complessivo piemontese è sintesi di un andamento settoriale divergente. Da un lato il comparto manifatturiero, in sofferenza, con indicatori in calo e cassa integrazione in aumento, soprattutto in alcuni settori. Dall’altro, un terziario che prosegue la crescita iniziata dopo la pandemia e sembra non risentire delle tensioni sui mercati internazionali.
I dati, ricorda Andrea Amalberto, neopresidente di Confindustria Piemonte, evidenziano che sulle previsioni pesano “da un lato le incertezze legate alle varie tornate elettorali appena concluse, ma soprattutto il rallentamento della produzione industriale sia in Francia che in Germania”. E, trattandosi dei nostri due principali partner commerciali, “l’effetto sulle nostre esportazioni e soprattutto sulle filiere dentro cui operano, è immediato”. Da qui, la necessità di “accelerare” anche su Industria 5.0 che, insieme a “ulteriori incentivi sul settore auto sono strumenti a disposizione del Governo, su cui le nostre imprese devono poter contare al più presto”.
“Bisogna spingere sugli investimenti”, rilancia anche Giorgio Marsiaj, presidente uscente di Unione Industriali Torino, perché “noi imprenditori non possiamo fermarci”, anche se l’economia globale “dovrà affrontare forti turbolenze”. Di fronte a questo scenario, dice, “la via d’uscita dalle situazioni di crisi si può e si deve trovare grazie alla stretta cooperazione e al continuo dialogo tra mondo economico-industriale ed istituzioni pubbliche forti ed autorevoli, a ogni livello”. Per Marsiaj si tratta dell’ultima congiunturale: il 15 luglio, infatti, l’assemblea generale voterà per Marco Gay – ex presidente di Confindustria Piemonte – alla guida dell’associazione. “Qui non è come in azienda o a casa tua, qui le decisioni vanno condivise, serve un progetto nazionale. Per me è stata una grande esperienza”, ricorda a margine della presentazione, sottolineando che “non si vince più come Paese, soprattutto in un settore importante come la manifattura, ma dobbiamo condividere con Bruxelles una politica industriale comune”.
A livello complessivo si mantengono positivi investimenti, tasso di utilizzo degli impianti e tempi di pagamento, varia poco il carnet ordini. Come già accennato, aumenta il ricorso agli ammortizzatori sociali, soprattutto nell’industria, che resta comunque su livelli storicamente bassi. A livello settoriale, nell’industria si registrano andamenti differenziati. I saldi ottimisti – pessimisti sono sotto la media regionale per tessile, metalmeccanica, gomma plastica, chimica e manifatture varie (gioielli, giocattoli, ecc.). Restano positivi alimentare, cartario-grafico, legno, edilizia. Nel terziario, come già nelle scorse rilevazioni, tutti i comparti esprimono attese favorevoli; in particolare ICT, servizi alle imprese e trasporti.
Per il terzo trimestre del 2024, le previsioni sulla produzione delle oltre 1.300 imprese piemontesi risentono dell’incertezza economica e politica globale: il 18,6% prevede un aumento dei livelli di attività, contro il 18,8% che si attende una diminuzione. Il saldo ottimisti-pessimisti è pari a -0,1% (era 7,7% a marzo). Stesso trend per le attese sugli ordini, con un saldo del -1,1% in calo di oltre 6 punti percentuali rispetto alla scorsa rilevazione. Positive le attese sull’occupazione, con il 16,3% delle rispondenti che ne prevede un aumento, il 9,0% che ne prevede la riduzione e un bilancio ottimisti-pessimisti pari a +7,3% (era 11,6% la scorsa rilevazione). Come negli ultimi 5 trimestri, restano negative le aspettative sull’export, con un saldo ottimisti-pessimisti pari a -7,2%. Buono il livello degli investimenti, che interessano oggi il 25,9% delle rispondenti (era il 24,1% a marzo). Aumenta leggermente il ricorso alla cassa integrazione, utilizzata dal 10,4% delle imprese. Stabile il tasso di utilizzo di impianti e risorse, tornato sui valori medi di lungo periodo (78%). Il calo delle esportazioni incide negativamente sulle attese delle imprese di grandi dimensioni, invertendo la tradizionale forbice rispetto alle aziende sotto i 50 addetti, generalmente più prudenti. Nella rilevazione di giugno, infatti, le grandi imprese registrano un saldo negativo (-3,0%), mentre le piccole esprimono attese più favorevoli (+1,2%).
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