Gli effetti della crisi energetica si attenuano, ma la guardia va lasciata alta. Dalla Relazione annuale dell’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente sul 2023 emergono diversi spunti di riflessione.
Innanzitutto, l’andamento dei prezzi: “Nonostante i cali registrati rispetto al picco del 2022, non tornano ai livelli pre-crisi”. I consumatori domestici hanno subito aumenti del 6%, con prezzi medi finali di 38,64 centesimi/kWh. Vengono, però, accorciate al 22,9% le distanze dall’Area euro. Così come la differenza in termini di prezzi netti (cioè al netto di oneri, imposte e tasse), che scende a +18,2%. Nel confronto con gli altri Paesi membri, sono state le famiglie tedesche a pagare di più (42,03 centesimi/kWh), seguite da quelle italiane (38,64 centesimi/kWh), francesi (32,65 centesimi/kWh) e spagnole (26,02 centesimi/kWh).
La fine dello scorso anno e l’inizio del 2024 ha segnato anche un passaggio cruciale, con la fine del mercato tutelato. Secondo i dati dell’Authority, allo scorso 1 luglio, la quota di utenti serviti dal mercato libero è del 76,5%, mentre i clienti vulnerabili in Maggior Tutela sono 3,6 milioni e 8,4 milioni i vulnerabili che hanno scelto il mercato libero. Arera osserva, poi, che per i clienti domestici, dopo la parentesi del 2022, il mercato libero presenta nuovamente valori superiori al servizio di maggior tutela, tranne chi ha consumi annui superiori a 5mila kWh/anno. C’è un’altra questione legata a questo tema e riguarda il passaggio dei vulnerabili al servizio di maggior tutela, visto che al 30 giugno si è chiusa la finestra per operare lo switch. Al momento la discussione è aperta su questo punto e il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, non chiude le porte: “Se questa è una volontà del Parlamento e arriveremo a quello, anche perché rischiano di essere quelli maggiormente penalizzati“.
Per quanto riguarda i consumi, l’Authority rileva una riduzione del 2,9%, in tutti i settori più rilevanti: agricoltura (-6,5%), industria (-4 percento), terziario (-2,1), domestico (-3) e residuale (-10,5). Gli unici aumenti sono registrati nei trasporti (+5,6%) e pesca (5,2). La domanda nazionale è stata soddisfatta per poco meno dell’84% dalla produzione nazionale e per il 16,8% dal saldo con l’estero, che realizza il valore più alto dall’inizio del secolo. Cala, invece, la produzione nazionale lorda (-6,9%) anche in funzione di un primo boom delle rinnovabili, che aumentano del +15,6%, trainate da idroelettrico (+42,4 percento), fotovoltaico (+9,2) ed eolico (+13,7), che compensano la riduzione di geotermico (-2,5%) e bioenergie (-9,1%). In questo segmento è Enel a guadagnare la palma di primo produttore con il 22,4% della generazione lorda. Il gruppo, inoltre, si conferma primo produttore anche per l‘energia elettrica con una quota del 16,9%, seguito da Eni (9,5%), che conserva il gradino più alto del podio sul termoelettrico (16,5 percento).
A proposito sempre di bollette, con l’innalzamento a 15mila euro della soglia Isee, nel 2023 sono stati riconosciuti 4,6 milioni di bonus elettrici e 3 milioni di bonus gas a clienti diretti, per importi stimato, rispettivamente, di 1,4 miliardi di euro e 716 milioni. Altro dato rilevante è quello relativo alle chiamate ricevute dallo Sportello per il consumatore energia e ambiente, che in totale sono 1.546.809 (+23% su base annua), di cui il 97% hanno riguardato energia elettrica, gas e bonus sociale, che resta la tematica più ricorrente (67% dei contatti). Alto anche il computo delle domande ricevute dal Servizio conciliazione: 32.677 (+34%). Mentre è di oltre 25,5 milioni di euro la ‘compensation’, ossia il corrispettivo economico ottenuto dai clienti o utenti finali mediante l’accordo di conciliazione. Infine, sono stati pagati oltre 65mila indennizzi ai clienti, principalmente per ritardi nella risposta ai reclami (97%), per un importo complessivo di oltre 2,8 milioni di euro.
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