La transizione ecologica non è un fatto solo italiano. Le tre grandi economie mondiali, Cina, Usa, Europa, nell’ordine i maggiori emettitori di gas serra, hanno avviato ingenti investimenti e programmi per raggiungere l’obiettivo ‘net zero’. La seconda giornata degli Stati Generali della green economy, il summit verde organizzato in occasione di Ecomondo a Rimini dal Consiglio Nazionale della Green Economy, composto da 68 organizzazioni di imprese, in collaborazione con il Mase e la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, ha proprio come tema ‘Le sfide per imprese e governi in un clima che cambia’.
La Cina, che si è data come obiettivo il 2060 per il target emissione zero, è il primo Paese per investimenti per la transizione energetica, 546 miliardi, oltre la metà degli investimenti globali. È anche il maggiore produttore di impianti rinnovabili e di e-car: sono stati prodotti in Cina la metà degli impianti eolici e solari e delle auto elettriche vendute nel mondo. Gli Stati Uniti, che dovranno arrivare ad emissioni zero nel 2050, stanno investendo 140 miliardi di dollari nella transizione green e con l’Inflation Reduction Act del 2022 hanno stanziato oltre 500 miliardi di dollari per la sicurezza energetica e la transizione, in particolare su batterie e rinnovabili, trasporti green e mobilità elettrica, cattura e stoccaggio di carbonio.
L’Europa, che si candida a essere il primo continente carbon free, nel 2022 è stato il secondo Paese per investimenti nella transizione ecologica con 180 miliardi di dollari. Virginijus Sinkevičius, Commissario Ue all’Ambiente e agli Oceani ha ricordato alla platea che “la Ue si impegna a sostenere gli Stati Membri nella transizione, perché la parola chiave deve essere la cooperazione fra tutti gli attori in campo. E fondamentale sarà il ruolo della finanza per stimolare gli investimenti necessari”.
Il pacchetto Fit for 55 ha definito un quadro di target e strumenti avanzati per allineare tutte le politiche agli obiettivi climatici, fra cui un target rinnovabili al 42,5% entro il 2030; un target efficienza energetica sempre per il 2030; dal 2026 sarà in vigore il nuovo meccanismo innovativo di carbon pricing sulle importazioni (CBAM) e dal 2035 si avvia lo stop alla vendita di nuove auto a diesel e benzina. È pari a 578 miliardi di euro la spesa per il clima e per tecnologie green nel periodo 2021-2027 e rappresenta il 33% del budget complessivo Ue.
Per la prima volta imprese, cittadinanza ed esperti in tutto il mondo mettono al primo posto il rischio climatico, come emerso dal Future Risks Report realizzato da Axa in collaborazione con Ipsos: tema su cui lavorerà l’Osservatorio sulla transizione ecologica dell’economia e delle imprese italiane, lanciato dagli Stati Generali della Green Economy.
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