Ex Ilva, l’offerta migliore è della cordata azera. Urso: “Ora si apre il negoziato”

Sull’ex Ilva, la spunta la cordata Baku Steel-Azerbaijan Investment Company. La conferma arriva dal ministro delle Imprese Adolfo Urso, che lo annuncia a margine del Cosmoprof di Bologna: “I commissari mi hanno preannunciato che oggi invieranno una richiesta formale per essere autorizzati a un negoziato con il soggetto internazionale che ha fatto la proposta migliore, che verosimilmente sarà quella della compagine azera”, riferisce.

A quel punto, ci sarà da attendere il parere del comitato di sorveglianza e la delibera del Mimit. “Si apre una nuova e importante decisiva fase: quella del negoziato con il soggetto che allo Stato ha fatto l’offerta migliore”, scandisce il titolare di Palazzo Piacentini.

ArcelorMittal, che aveva una quota del 62%, ha lasciato le redini del colosso dell’acciaio ormai un anno fa. L’offerta azera è stata preferita a quelle dell’indiana Jindal Steel e del fondo americano Bedrock Industries.

Il cambio di guida dell’ex Ilva avviene in un momento cruciale per il polo siderurgico, con il settore che rischia di collassare sotto i dazi doganali del 25% imposti da Donald Trump. Con l’aumento dei prezzi dell’energia e il calo della domanda di acciaio, nel 2023 la fabbrica di Taranto ha prodotto meno di 3 milioni di tonnellate di acciaio e nel 2024 appena 2 milioni. Al momento, sono in funzione due altiforni su quattro.

Baku Steel, sostenuta dallo Stato azero, gestisce un’acciaieria con una capacità produttiva di 800mila tonnellate all’anno e si è impegnata a portare un rigassificatore nel porto di Taranto, offerta che deve aver pesato sul piatto della bilancia, nonostante i timori per l’ambiente.

Intanto, i sindacati domandano a una voce sola un nuovo tavolo con il governo prima dell’avvio delle trattative. Un confronto “imprescindibile” per Rocco Palombella, segretario generale Uilm, che domanda di conoscere i contenuti dell’offerta presentata. Il timore è che il nuovo piano rischi di “distruggere la produzione e provocare migliaia di esuberi”. Le parti sociali, avverte, non accetteranno “pacchi preconfezionati”. “Non siamo affezionati al nome e alla nazionalità, ma saremo attentissimi al piano proposto”, garantisce il segretario nazionale Fim Valerio D’Alò, sottolineando l’importanza di un approccio che tenga conto non solo degli aspetti economici, ma anche della salvaguardia dei posti di lavoro e della sostenibilità ambientale. Anche Fim Cisl evidenzia la necessità di un coinvolgimento diretto e trasparente da parte del governo italiano: “Attendiamo di conoscere come lo Stato declinerà la volontà di essere presente”, aggiunge D’Alò. Garanzia della piena occupazione, decarbonizzazione, integrità del gruppo, presenza pubblica dello Stato. Questo metteranno sul tavolo i sindacati: “E’ il tempo in cui tutti i soggetti dovranno essere partecipi”, osserva Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil. “I precedenti Governi hanno condotto trattative segrete – denuncia -, ora i lavoratori devono essere protagonisti di questa discussione fin da subito”.

mariaelena.ribezzo

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