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Federalimentare contro il Nutriscore: Sistema inutile, sbagliato e ingannevole

Nutriscore sì, Nutriscore no? E’ il dilemma che, nel corso del 2024, dovrebbe sciogliere la Commissione Europea. Intanto, però, l’Italia, appoggiata da Cipro, Grecia, Lettonia, Repubblica Ceca, Romania e Ungheria, si è sempre schierata sul fronte del ‘no’. In prima linea contro il sistema di etichettatura alimentare c’è fin dall’inizio Federalimentare. L’ex presidente Ivano Vacondio lo definiva come “un sistema sbagliato senza se e senza ma”. Secondo la Federazione, che riunisce le Associazioni nazionali di categoria dell’Industria Alimentare, il Nutriscore “non contribuisce a migliorare la dieta” e le sue basi scientifiche “sono molto deboli”, considerando anche che “dalla sua applicazione non si è verificato in nessun Paese alcun miglioramento dei dati relativi a obesità e malattie non trasmissibili”. Ma Federalimentare va oltre, ritenendo il Nutriscore non solo inutile, ma addirittura “ingannevole per i consumatori, poiché essendo basato sul generico parametro di 100g, a prescindere dalla tipologia di alimento, non tiene conto delle porzioni effettivamente consumate. Accade quindi che una pizza surgelata da oltre mille calorie possa ottenere il semaforo verde, mentre prodotti normalmente consumati in piccole dosi – come ad esempio l’olio d’oliva o il parmigiano – vengano puniti con il giallo o il rosso”. Alla base del ragionamento della Federazione c’è il fatto che la Dieta Mediterranea sia la più sana, mentre l’algoritmo che sottintende al Nutriscore è “fondato su basi sbagliate, perché pretende di dare una valutazione complessiva di un alimento sulla base di alcuni nutrienti prescindendo sia dalle porzioni e frequenze di consumo, sia dall’incidenza dell’alimento sulla dieta complessiva”.

Sulle stesse posizioni si schiera Coldiretti che descrive il Nutriscore un sistema “fuorviante, discriminatorio ed incompleto” e che “finisce paradossalmente per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta”. Questo, secondo Coldiretti, con implicazioni non solo sulla salute dei consumatori, ma anche, e soprattutto, sull’economia italiana, visto che il sistema esclude “paradossalmente dalla dieta ben l’85% in valore del Made in Italy a denominazione di origine”.

L’Italia, come alternativa al Nutriscore, ha proposto il NutrInform Battery elaborato da tre ministeri (Sviluppo economico, Salute, Politiche agricole, alimentari e forestali) insieme all’Iss, al Crea e ai rappresentanti delle associazioni di categoria della filiera agroalimentare. Si tratta di un sistema che attraverso il simbolo della batteria indica al consumatore l’apporto nutrizionale dell’alimento in rapporto al suo fabbisogno giornaliero e al corretto stile alimentare. Sulla ‘batteria’ viene scritta la percentuale di calorie, grassi, zuccheri e sale per ogni singola porzione rispetto alla quantità raccomandata dall’Unione europea.

E il NutrInform Battery è diventato anche una app, che fornisce in un click informazioni immediate sulle calorie e nutrienti presenti negli alimenti, consentendo così ai consumatori di seguire una dieta varia e equilibrata. La app permette di monitorare attraverso il simbolo della batteria il consumo giornaliero di 5 elementi che sono alla base di una corretta alimentazione: calorie, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale. Il consumatore, inquadrando con la fotocamera del cellulare il codice a barre dei prodotti confezionati, potrà così conoscere la percentuale di calorie e nutrienti consumati nel corso della giornata, in riferimento alla porzione degli alimenti consigliata dai nutrizionisti secondo i valori stabiliti dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa).

Chiara Troiano

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