Il primo trimestre del 2022 ha visto un aumento in bolletta del 94% nel prezzo del gas, e del 131% nell’elettricità rispetto allo stesso periodo nel 2021. Aumenti che non sembrano destinati a diminuire, almeno nel breve termine. Per moltissime famiglie e aziende la situazione è diventata economicamente insostenibile. Ora più che mai, dunque, c’è bisogno di una reale transizione energetica, che veda un deciso abbandono dalle fonti fossili in favore di fonti rinnovabili, antiche ma rese moderne dalla continua ricerca e innovazione del settore, come i biocombustibili legnosi.
Ricerca e innovazione saranno al centro della nuova edizione di ‘Progetto Fuoco’, il più importante evento mondiale dedicato agli apparecchi a biomassa, con più di 800 brand con 60mila visitatori attesi. “Continuità, stabilità e programmabilità: sono le tre caratteristiche fondamentali che rendono i biocombustibili legnosi un’alternativa realmente sostenibile e inclusiva – sottolinea Raul Barbieri, direttore generale di Piemmeti -. Ma anche economicità e made in Italy: utilizzare le biomasse in modo intelligente contribuisce infatti all’abbattimento delle emissioni e alla manutenzione del patrimonio boschivo e, allo stesso tempo, genera un indotto occupazionale rilevante per il sistema Paese. È quindi il momento perfetto per continuare a scommettere su questa risorsa“.
Quando si parla di energie rinnovabili si pensa sempre al solare, idroelettrico o eolico. “Spesso la biomassa viene a torto ignorata – prosegue Barbieri -. È invece una delle più importanti fonti di energia pulita in Italia e nel mondo, sfrutta il surplus delle foreste (che sono in continua crescita nel nostro Paese), che viene utilizzato al 100%, senza scarti. Può essere impiegata per la produzione di energia, per il riscaldamento della casa, per la cottura. È un settore in forte crescita, soprattutto in Italia, che ospita la più grande e migliore produzione di stufe e caminetti al mondo. In particolare, secondo i dati Aiel cresce in modo molto veloce la richiesta di pellet: il consumo è passato dal 8% nel 2010 al 22% nel 2019 con un aumento del 14% che consiste in quasi due milioni di tonnellate. Per rendere questa fonte di energia più conosciuta e ancora più pulita serve però una forte spinta nella ricerca e una comunicazione efficace in grado di far conoscere al grande pubblico questa importante risorsa“, conclude Barbieri.
Secondo gli organizzatori di ‘Progetto Fuoco’ cresce in Italia l’interesse per i sistemi di riscaldamento a legna e a pellet. Dai dati ricavati da Google Trends emerge infatti come il motore di ricerca abbia fatto registrare un picco il 12 marzo, giorno in cui le ricerche si sono triplicate rispetto alla media dei due mesi precedenti. Complice il continuo rialzo dei prezzi dell’energia e del gas, e i timori legati alla guerra in Ucraina, per tante famiglie e imprese la scelta è quella di guardare sempre più alle energie rinnovabili che rappresentano oggi la giusta risposta contro crisi climatica, caro energia, speculazioni e dipendenza dagli approvvigionamenti esteri. Ma l’Italia già da diversi anni si è fatta conquistare dal pellet. Secondo i dati Aiel, associazione italiana energie agroforestali, l’Italia è il primo Paese a livello europeo per numero di apparecchi domestici a pellet installati: circa 2,2 milioni (dati del 2021 ma inerenti al 2019). Di questi, il 99% è costituito da stufe, inserti e termocamini, cucine e caldaie con potenza inferiore a 35kW, mentre solo l’1% è composto da caldaie di potenza superiore. Il consumo di pellet in Italia va dunque attribuito soprattutto al segmento del riscaldamento residenziale (95%) ed è stato stimato per il 2019 in circa 3,4 milioni di tonnellate, con un aumento rispetto all’anno precedente trainato dai consumi dei mesi di marzo, aprile e maggio, particolarmente freddi rispetto agli anni precedenti. Il vero boom si è registrato nell’ultimo decennio; nel periodo 2010-2018, infatti rispetto al totale dei generatori di calore a biomasse legnose installati in Italia (in totale, circa 9,1 milioni nel 2018) le stufe a pellet sono passate dal 6% al 20%, grazie al turnover tecnologico che ha interessato soprattutto gli apparecchi tradizionali, spesso alimentati a legna da ardere come ad esempio i camini aperti, sostituiti da nuovi apparecchi a pellet, automatici e con tecnica di combustione evoluta.
A metà marzo Annalisa Paniz, direttrice generale di Aiel ha scritto una lettera al premier Mario Draghi per sensibilizzare il governo sulle biomasse. “La drammatica situazione in Ucraina, l’impennata dei prezzi dell’energia, i timori per la continuità delle forniture di gas hanno ulteriormente confermato la necessità di guardare con maggior attenzione al contributo che il settore produttivo delle biomasse legnose può fornire alla diversificazione degli approvvigionamenti riducendo la dipendenza energetica da altri Paesi, contrastando il caro energia e promuovendo al contempo lo sviluppo locale e la transizione energetica“, si legge nella missiva. Nella lettera Aiel approfondisce alcune delle possibili soluzioni per mitigare gli effetti prodotti dalla crisi ucraina, tra cui anche le conseguenze drammatiche per il prezzo dell’energia. “I biocombustibili legnosi – ha scritto Paniz – sono estremamente più convenienti di quelli fossili: il costo di produzione di 1 MWh di energia termica con biomasse legnose oscilla tra i 24 e i 72 euro, quello con le fonti fossili tra i 103 e i 146 euro, valori destinati a crescere ulteriormente a causa della crisi internazionale“. Fulcro delle proposte di Aiel è l’attuazione di filiere energetiche locali, per sostenere la crescita economica dei territori. “L’uso sostenibile dei biocombustibili legnosi, la cui produzione è strettamente connessa alla gestione del territorio – ha concluso Paniz -, non solo può ridurre il tasso di dipendenza dalle fonti fossili, ma anche e soprattutto limitare la dipendenza da forniture di altri Paesi, garantendo l’autonomia energetica, stimolando l’iniziativa economica e l’occupazione“.
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