Parla poche volte, per questo quando interviene dà sempre una rotta. Ci riferiamo ad Amin H. Nasser, Presidente e Ceo di Saudi Aramco, ovvero la più grande azienda petrolifera del mondo. Ieri è intervenuto in Svizzera allo Schlumberger Digital Forum 2022. Due i messaggi lanciati al pianeta, soprattutto all’Europa afflitta dalla crisi energetica: 1) servono più investimenti altrimenti i giacimenti rischiano di non sopportare la domanda petrolifera quando ripartirà il ciclo economico; 2) la transizione energetica è fondamentale ma deve essere pratica, proponendo una ricetta a suo dire sostenibile.
Il Vecchio continente è alle prese col caro-bollette, tuttavia secondo Nasser gli interventi degli ultimi settimane non risolvono il problema. Poiché prima bisognerebbe ricordare le cause che hanno portato a questa emergenza. Intanto – ricorda il potente saudita – “gli investimenti in petrolio e gas sono crollati di oltre il 50% tra il 2014 e l’anno scorso, da 700 miliardi a poco più di 300 miliardi di dollari. Gli aumenti di quest’anno sono troppo piccoli, troppo tardivi, troppo a breve termine. Nel frattempo però – ha aggiunto – il piano di transizione energetica è stato minato da scenari irrealistici e ipotesi errate. Ad esempio, uno scenario ha portato molti a supporre che i principali settori di utilizzo del petrolio sarebbero passati ad alternative quasi dall’oggi al domani, e quindi la domanda di petrolio non sarebbe mai tornata ai livelli pre-Covid”.
“In realtà, una volta che l’economia globale ha iniziato a uscire dai blocchi, la domanda di petrolio è tornata a crescere, e così anche il gas. Queste – ha sottolineato Nasser – sono le vere cause di questo stato di insicurezza energetica: scarsi investimenti in petrolio e gas; alternative non pronte; e nessun piano di riserva”. Ora, “poiché gli investimenti in gas a minore intensità di carbonio sono stati ignorati e la pianificazione di emergenza ignorata, si prevede che il consumo globale di carbone aumenterà quest’anno a circa 8 miliardi di tonnellate. Questo lo riporterebbe al livello record di quasi un decennio fa. Nel frattempo – ha continuato Nasser – le scorte di petrolio sono basse e la capacità inutilizzata globale effettiva è ora circa l’uno e mezzo percento della domanda globale. Altrettanto preoccupante è che i giacimenti petroliferi in tutto il mondo stanno diminuendo in media di circa il 6% ogni anno e di oltre il 20% in alcuni giacimenti più vecchi l’anno scorso. A questi livelli, semplicemente mantenere stabile la produzione richiede molto capitale di per sé, mentre aumentare la capacità richiede molto di più. Eppure, incredibilmente, un fattore di paura sta ancora causando una contrazione degli investimenti critici di petrolio e gas in grandi progetti a lungo termine. Ma quando l’economia globale si riprenderà – ha insistito il numero uno di Saudi Aramco – possiamo aspettarci un ulteriore rimbalzo della domanda, eliminando la poca capacità di produzione di petrolio disponibile. E quando il mondo si sveglia con questi punti ciechi, potrebbe essere troppo tardi per cambiare rotta. Ecco perché sono seriamente preoccupato”.
“Vorrei essere chiaro“, ha puntualizzato Nasser: “Non stiamo dicendo che i nostri obiettivi climatici globali dovrebbero cambiare a causa di questa crisi. Ma il mondo merita una risposta molto migliore a questa crisi. Questo è il momento di aumentare gli investimenti in petrolio e gas. E almeno questa crisi ha finalmente convinto le persone che abbiamo bisogno di un piano di transizione energetica più credibile. A sua volta, credo che ciò richieda un nuovo consenso energetico globale basato su tre pilastri strategici solidi e a lungo termine, ovvero 1) riconoscimento da parte dei responsabili politici e di altre parti interessate che la fornitura di energia convenzionale ampia e conveniente è ancora necessaria a lungo termine, 2) ulteriori riduzioni dell’impronta di carbonio dell’energia convenzionale e una maggiore efficienza nell’uso dell’energia, con la tecnologia che consente entrambe, 3) nuova energia a basse emissioni di carbonio, che integra costantemente le comprovate fonti convenzionali. In Aramco, ci stiamo rivolgendo a tutti e tre”.
E quindi? Quindi ecco il piano d’azione: “Stiamo lavorando per aumentare la nostra capacità di produzione di petrolio a 13 milioni di barili al giorno entro il 2027. Stiamo anche aumentando la nostra produzione di gas, aumentandola potenzialmente di oltre la metà fino al 2030 con un mix di gas convenzionale e non convenzionale. Allo stesso tempo, stiamo lavorando per abbassare la nostra intensità di carbonio a monte, il nostro gas flaring e la nostra intensità di metano, che sono già tra le più basse al mondo. È importante sottolineare – ha concluso il presidente di Saudi Aramco – che stiamo costantemente aggiungendo nuova energia a basse emissioni di carbonio al nostro portafoglio come idrogeno blu e ammoniaca blu, energie rinnovabili ed elettrocombustibili. Questo è il nostro piano per far parte di una transizione energetica pratica, stabile e inclusiva”.
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