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Rialza subito la testa la produzione industriale. Dopo il -3,1% mensile di dicembre, gennaio ha aperto l’anno con un +3,2% congiunturale. Un dato nettamente superiore alle attese che indicavano un +1,5%. Una volatilità così elevata nella misura destagionalizzata ha a che fare con la distribuzione dei giorni lavorativi nei due mesi.
Confrontando infatti il periodo novembre-gennaio con il trimestre precedente, abbiamo una crescita piatta, che è un quadro più credibile dello stato effettivo delle condizioni industriali. “La fase debole del settore manifatturiero non è ancora finita, ma si sta stabilizzando”, commentano gli analisti di Ing. Nel dettaglio a gennaio l’indice destagionalizzato della produzione industriale è aumentato del 3,2% rispetto a dicembre, confermando una crescita anche se più moderata rispetto al mese precedente. Tuttavia, nella media del trimestre novembre-gennaio, il livello della produzione è rimasto stabile rispetto ai tre mesi precedenti. Nonostante questo incremento, l’andamento mensile non è stato uniforme.
Aumenti significativi sono stati registrati per i beni strumentali, i beni intermedi e i beni di consumo, con rispettivamente +4,1%, +4,0% e +2,6%. Al contrario, l’energia ha subito una flessione del 3,4%, rappresentando l’unica categoria in negativo su base mensile. Anno su anno invece l’indice generale della produzione industriale ha visto una diminuzione dello 0,6% a gennaio, a causa della differenza nei giorni lavorativi rispetto al gennaio 2024.
Solo i beni di consumo hanno visto una leggera crescita (+0,4%), mentre tutti gli altri settori principali hanno mostrato segnali di rallentamento, in particolare i beni strumentali e l’energia, che sono diminuiti dello 0,8%, e i beni intermedi, con un calo dello 0,6%. Tra i settori più dinamici, spiccano i prodotti farmaceutici, con un aumento del 21,7%, seguiti dall’industria del legno e della carta, che ha registrato un incremento del 6,2%, e dalla fabbricazione di prodotti chimici (+4,3%). D’altro canto, le flessioni più rilevanti si sono verificate nella produzione di mezzi di trasporto, che ha visto una contrazione del 13,1%, nell’industria tessile e dell’abbigliamento (-12,3%) e nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-6,2%).
Visti i dati di gennaio e il nuovo taglio dei tassi di interesse, il peggio potrebbe essere passato. A febbraio la fiducia delle aziende manifatturiere è leggermente cresciuto e l’indice Pmi manifatturiero è aumentato a 47,4: ancora in contrazione, ma registrando il tasso di declino più debole in cinque mesi. “Se le prospettive a breve termine sono stabili, il piano europeo Re-Arm e la spesa infrastrutturale tedesca probabilmente avranno un impatto positivo sull’industria italiana a lungo termine”, spiegano gli analisti di Ing. Certo, “ci vorrà del tempo prima che questi investimenti si riflettano in modo significativo nelle cifre della produzione italiana. Tuttavia, c’è un po’ di luce alla fine del tunnel”, sottolineano dalla banca olandese
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