Il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, ha aperto la conferenza G7-Aie su ‘Ensuring an Orderly Energy Transition’ che si è svolto a Palazzo Koch a Roma, sottolineando che la transizione energetica o si fa ordinata, supportata da risorse per famiglie e imprese colpite dai maggiori costi, o rischia di essere respinta dall’opinione pubblica. Pur riconoscendo i passi avanti compiuti dopo l’Accordo di Parigi del 2015, Panetta ha sottolineato che attualmente “stiamo assistendo a segnali di malcontento nei confronti della transizione energetica”, segnalando un rallentamento nei flussi verso i fondi di investimento sostenibili e i contraccolpi politici contro le iniziative per il clima.
Alcuni grandi gestori patrimoniali stanno riducendo il loro coinvolgimento negli sforzi globali per il clima, e le società di energia rinnovabile stanno affrontando crescenti difficoltà finanziarie. A complicare la situazione, ha aggiunto Panetta, c’è l’aumento delle restrizioni all’esportazione di minerali critici, in un contesto geopolitico reso difficile “dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, dagli eventi devastanti in Medio Oriente e dalla crescente frammentazione economica e commerciale”. Nonostante queste sfide, Panetta ha anche evidenziato progressi significativi: “Gli investimenti globali nell’energia pulita sono ora il doppio di quelli nei combustibili fossili.”
La recente Cop 28 ha segnato un’importante pietra miliare, con l’impegno a eliminare gradualmente i combustibili fossili, espandere la capacità di energia rinnovabile, migliorare l’efficienza energetica e ridurre le emissioni di metano. Paesi come la Cina stanno ottenendo “progressi straordinari nel campo delle energie rinnovabili”, raggiungendo obiettivi di capacità eolica e solare con largo anticipo. Panetta ha ribadito che, nonostante tutte le difficoltà, “la transizione rimane inevitabile”, poiché la comunità scientifica è ormai unanime nel ritenere che i danni economici a lungo termine del cambiamento climatico e di una transizione energetica disordinata “superino di gran lunga i costi dell’attuazione dell’Accordo di Parigi”.
Il governatore ha però evidenziato che “la transizione verde sarà costosa”. E gli investimenti green, che nel 2024 dovrebbero superare i 3.000 miliardi di dollari a livello globale, sono ancora molto inferiori ai 4.500 miliardi di dollari necessari ogni anno entro i primi anni del 2030 per raggiungere l’obiettivo di emissioni nette zero entro la metà del secolo. Un divario finanziario particolarmente marcato nelle economie emergenti e in via di sviluppo. Per questo è necessaria – ha spiegato – una cooperazione internazionale efficace per affrontare il cambiamento climatico. Andando al sodo, ha così proposto la creazione di un sistema di incentivi internazionali per la riduzione globale del carbonio, in cui i Paesi con emissioni pro capite più elevate compenserebbero quelli con emissioni più basse. Un tale sistema “aumenterebbe la stabilità e la credibilità delle politiche nazionali” e ridurrebbe il costo complessivo della transizione, offrendo anche una soluzione al problema del finanziamento nei Paesi meno sviluppati, che potrebbero così investire in progetti di energia pulita anziché in impianti a carbone. “Le economie avanzate dovrebbero riconoscere che i trasferimenti di risorse coinvolti nello schema sarebbero più che compensati dai danni economici evitati dal cambiamento climatico”, ha sottolineato il governatore.
Parlando inoltre dell’interconnessione tra la transizione energetica e quella digitale, Panetta ha osservato che queste trasformazioni “sono interconnesse ed entrambe richiedono investimenti significativi”. Tecnologie digitali ad alto consumo energetico, come i data center e l’intelligenza artificiale, potrebbero rallentare l’abbandono dei combustibili fossili. Attualmente, queste tecnologie rappresentano il 2% del consumo globale di elettricità, ma si prevede che questa cifra raddoppierà entro il 2026, raggiungendo una domanda di 1.000 TWh, paragonabile a quella dell’intero Giappone. “Questa ulteriore domanda di elettricità non solo rallenterà l’abbandono dei combustibili fossili, ma aumenterà anche la pressione sulle risorse idriche.” Tuttavia, ha aggiunto Panetta, “la tecnologia può anche essere un importante alleato nella transizione energetica”, ad esempio, aiutando le reti elettriche a gestire una quota crescente di fonti rinnovabili intermittenti o migliorando le previsioni e la valutazione dei rischi climatici.
Nel concludere il suo intervento, Panetta ha riconosciuto che “la transizione verso un sistema energetico a lungo termine a zero emissioni di anidride carbonica ci porterà molti benefici”, riducendo la dipendenza dai combustibili fossili e mitigando i rischi climatici. Tuttavia, ha avvertito che i costi di questo processo saranno difficili da sostenere, specialmente per le imprese ad alta intensità energetica e per le famiglie vulnerabili. “Quelle meno abbienti saranno colpite in modo sproporzionato dall’aumento graduale dei costi energetici necessari per la transizione.” Allo stesso modo, le aziende dei settori più difficili da decarbonizzare dovranno cambiare radicalmente le loro tecnologie e modelli di business, affrontando potenziali minacce esistenziali. Per questo, ha ribadito l’ex membro del consiglio direttivo Bce, è importante evitare politiche climatiche “estreme o troppo rigide”, poiché rischiano di alienare l’opinione pubblica e ridurre il sostegno politico. Il percorso per realizzare una transizione energetica ordinata, ha concluso, deve affrontare “sfide tecnologiche e sociali formidabili”, rese più complesse dalle tensioni geopolitiche. In questo contesto, “i governi delle principali economie mondiali dovrebbero fare da apripista” promuovendo investimenti a basse emissioni di carbonio e riducendo gli ostacoli normativi, per creare un quadro di stabilità necessario per gli investimenti del settore privato.
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