Petrolio ai minimi da quasi 4 anni. Tabarelli: “Una buona notizia in questa crisi”

Il prezzo dell’oro nero sta diventando sempre più rosso. Meno 15% in una settimana, quasi -30% nei confronti dello stesso periodo di un anno fa. I future sul greggio WTI hanno invertito i guadagni precedenti e sono scesi a 61 dollari al barile così come quelli del Brent riscendendo a 64,5 dollari e attestandosi al minimo da aprile 2021, dopo che le speculazioni su una pausa di 90 giorni della nuova politica tariffaria statunitense si sono rivelate false. Il precedente rimbalzo, che ha visto i prezzi del Wti texano salire brevemente sopra i 63 dollari, è stato guidato dalle speranze di un ritardo nell’implementazione completa delle tariffe prevista per mercoledì. Una volta chiarito come falso, i mercati hanno rapidamente ritracciato.

Gli investitori rimangono tesi in mezzo all’elevata volatilità, con timori che l’escalation della guerra commerciale possa frenare la crescita globale e indebolire la domanda di energia. Ad aumentare l’incertezza, Trump ha minacciato di imporre una nuova tariffa del 50% sulle importazioni cinesi se Pechino non riuscirà a revocare i suoi dazi di ritorsione, aumentando il rischio di un rallentamento globale. Nel frattempo, i recenti tagli dei prezzi di Saudi Aramco e l’inaspettato aumento della produzione dell’Opec+ continuano a pesare sulle prospettive.

“I prezzi del petrolio hanno avuto la loro settimana peggiore da ottobre 2023, con gli asset rischiosi colpiti dai dazi reciproci del presidente Usa e dalle ritorsioni che abbiamo iniziato a vedere nei loro confronti”, hanno affermato Warren Patterson, responsabile della strategia sulle materie prime di ING, e Ewa Manthey, stratega delle materie prime. La Cina ha reagito ai maxi dazi Usa imponendo dazi del 34% su tutte le importazioni dagli Stati Uniti a partire dal 10 aprile, inasprendo ulteriormente le tensioni commerciali mentre l’economia globale crolla. “Nonostante molti paesi esercitino moderazione sui dazi reciproci, nella speranza di negoziare con gli Stati Uniti, Pechino non sta prendendo la cosa sottogamba. I dazi ‘occhio per occhio’ del 34% sugli Stati Uniti […] sono un netto cambiamento nella posizione di Pechino, che rende chiaro che la Cina non cederà”, ha affermato Vishnu Varathan, amministratore delegato di Mizuho.

I prezzi del greggio statunitense sono anche scesi sotto il livello psicologico di 60 dollari al barile, poiché Saudi Aramco ha ridotto di 2,3 dollari al barile i differenziali di prezzo di vendita ufficiali per l’Asia di maggio per i suoi tipi di greggio, raggiungendo il minimo degli ultimi quattro mesi a causa delle crescenti probabilità di recessione, hanno affermato gli analisti. “Le prospettive rimangono piacevolmente negative con la possibilità di un ulteriore calo verso il livello di 50 dollari/barile. I recuperi dei prezzi potrebbero essere interessanti opportunità di vendita di titoli di punta”, ha affermato un analista senior di Swissquote Bank, come riportato da S&P Global Commodity Insights.

Il tonfo degli ultimi giorni del petrolio ha tirato giù anche le quotazioni del gas, col Ttf europeo oggi sotto di quasi l’1,5% a 35,8 euro per megawattora. Un crollo, quello appunto di petrolio e gas, che rappresenta “una notizia positiva per la bolletta energetica italiana. Si tratta del primo meccanismo di aggiustamento efficiente in quello che ho definito il ‘delirio dell’energia’ dopo tre anni di guerra. Il mercato comincia a mettere a posto l’economia, dopo questa follia dei dazi”, ha commentato a GEA Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia. Secondo alcune analisi tuttavia i produttori americani farebbero fatica da competere con un petrolio Wti sceso a 60 dollari al barile dopo l’annuncio di dazi americani e di controdazi da parte della Cina. Certo, ha aggiunto Tabarelli, “qualcuno dice che con questi prezzi bassi i petrolieri americano non ce la fanno, però vedo che c’è anche un eccesso di pessimismo… sicuramente è difficile competere, ma nel 2015-2016 il prezzo del greggio Wti è sceso anche a 30-40 dollari. Si diceva che doveva sparire l’industria del fracking, poi però è diventata sempre più efficiente e più brava… ora potrebbe diventare ancora più forte”.

Il Codacons comunque mette in evidenza che “il prezzo del petrolio crolla sui mercati internazionali, ma in Italia i listini alla pompa di benzina e gasolio rimangono elevati e non seguono l’andamento delle quotazioni petrolifere” e annuncia azioni legali a tutela degli automobilisti. Rispetto ai picchi registrati nel 2025, il greggio risulta oggi deprezzato del 23%, col Wti che passa dai 78 dollari al barile di metà gennaio agli attuali 60 dollari, mentre il Brent è sceso da 82 dollari di gennaio agli attuali 63 dollari – spiega il Codacons – Nello stesso periodo, tuttavia, il prezzo della benzina alla pompa è passato da una media al self di 1,823 euro al litro agli attuali 1,764 euro, con una riduzione di appena -3,2%.

Elena Fois

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