Paolo Rocco Viscontini, presidente di Italia Solare, dà una notizia inquietante, visto il contesto storico: “La Commissione VIA nazionale, a un anno dalla sua istituzione, non ha autorizzato neanche un kWp di impianti fotovoltaici”.
Presidente, lei rappresenta quasi mille aziende attive nel fotovoltaico, dalle piccole e medie aziende fino ai grandi gruppi internazionali. Com’è possibile che la Commissione VIA, voluta dal ministro Roberto Cingolani per accelerare le pratiche, sia ferma al palo?
“Io non ho nulla contro la Commissione VIA nazionale, che anzi so che sta facendo degli sforzi enormi, ma il ministro Cingolani deve però specificare bene di cosa sta parlando: un conto sono le richieste di connessione, che dice lui stesso essere pari a 9 GW presentate nel 2022, un altro sono gli impianti valutati positivamente, che la stessa Commissione VIA riporta essere circa 1 GW, e un altro ancora sono le effettive autorizzazioni, pari a zero. Dalla Commissione VIA dicono che servono più risorse e più personale per la mole di lavoro richiesto e che c’è stato un attacco hacker al Mite. Noi però dovremmo arrivare a 7-8 GW all’anno installati e collegati alla rete in rete ogni anno. Meno installiamo adesso e più dovremo recuperare in futuro”.
Ma siamo a zero autorizzazioni…
“Aspetti perché non è finita. Nel momento in cui la Commissione VIA nazionale dà il suo ok ufficiale a un progetto, lo stesso deve poi ottenere dalla Regione la AU, l’Autorizzazione Unica”.
Altro tempo burocratico…
“Tipicamente la AU è un iter abbastanza rapido, richiedendo 4-5 mesi. Giusto però segnalare che il via libera finale per legge deve essere sempre d”intesa Stato-Regioni’, per cui non sappiamo come reagiranno le regioni quando si vedranno arrivare progetti approvati in VIA nazionale. Speriamo che vinca il senso di responsabilità e i progetti vengano rapidamente approvati con le AU, visto l’attuale drammatico contesto energetico, che come sappiamo ha impatti giganteschi sullo stato del Paese dal punto di vista economico e quindi anche sociale”.
In un anno zero autorizzazioni, in compenso avete dovuto pagare la tassa sugli extra-profitti.
“Una scorrettezza enorme… A dicembre 2021, constatando l’aumento del prezzo dell’energia (arrivato a superare i 200 euro/MWh), siamo stati i primi a scrivere a Draghi e a Cingolani dicendo che c’erano ricavi molto maggiori del solito e che eravamo pronti a mettere a disposizione della collettività parte dell’extra gettito, in un’ottica però di prestito da restituire con modalità da concordare”.
A che prezzo?
“Noi avevamo calcolato intorno ai 100 euro/MWh, quello che era il prezzo garantito oltre 10 anni fa”.
Invece?
“Invece noi paghiamo la tassa sui cosiddetti extra-profitti anche se nel 2021 vendevamo energia a 20 euro/MWh, senza che nessuno ci abbia mai detto nulla. Questa tassa si è tradotta in un prelievo totale del ricavo aggiuntivo rispetto a quello originatosi con un prezzo fissato di circa 60 euro/MWh (media degli ultimi 10 anni). La scorrettezza c’è perché ancora una volta non si considerano i contratti firmati ma, quel che è peggio, non si fa altrettanto con chi è operativo nella filiera dell’energia da fonte fossile, come è chiaro dalle semestrali stellari di molti operatori. Noi in realtà siamo la soluzione ai problemi energetici che stiamo vivendo perché con i 15 GW di fotovoltaico installati in passato abbiamo dimostrato di contribuire in modo sostanziale ad abbassare il costo dell’energia, quasi dimezzata rispetto allo scenario senza fotovoltaico: un vantaggio di cui ha goduto tutto il Paese fino all’anno scorso per quasi 10 anni. Tuttavia il governo preferisce stare dalla parte delle grandi società di idrocarburi”.
La tassa sugli extra-profitti però appare bucata: incassato 1 miliardo su 11 previsti dal Ministero dell’Economia.
“È una legge iniqua e fatta male, se Moody’s ci declassa lo fa anche perché c’è questo buco”.
Ma ipotizziamo che la Commissione VIA diventi celere all’improvviso, voi sareste pronti?
“Dopo la VIA ricordo che servono almeno 5 mesi per le AU regionali. A questo punto l’impianto è cantierabile, si procede quindi con il reperimento dei finanziamenti e l’approvvigionamento dei materiali”.
C’è da aspettare tanto tempo per i pannelli?
“La disponibilità di pannelli a livello mondiale c’è, visto che la capacità di produzione è superiore alle consegne. Il problema non è il materiale, ma è un altro: la nostra politica energetica è sbagliata. La Germania prevede ad esempio quest’anno di realizzare 17 GW di fotovoltaico, mentre da noi il ministro con responsabilità sulla materia energia dice che se avessimo da installare 8-9 GW mancherebbero i pannelli… Che non è vero”.
Quanto gas si può risparmiare con il solare?
“4 GW di fotovoltaico equivalgono a un miliardo di metri cubi di gas”.
Ma la transizione energetica è solo una bella espressione?
“Con queste norme e queste scelte politiche non c’è la minima possibilità di avviare una vera transizione energetica. Se dobbiamo essere sinceri non c’è nemmeno il dialogo, visto che il ministro Cingolani non ci ha mai voluto ricevere nonostante ITALIA SOLARE rappresenti ormai quasi 1000 soci, vale a dire senza ombra di dubbio la massima rappresentanza italiana del settore che più di ogni altro è chiamato a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili. I ns soci hanno decine di GW in via di sviluppo e siamo pronti a installarli più velocemente di quel che si possa credere. Ma se i governi continuano a mettere i bastoni tra le ruote…”.
Lei è convinto che il solare potrà salvarci?
“Sì se si comincia a dare fiducia alle imprese del settore, pensando non solo ai grandi gruppi (che comunque in Italia Solare sono pure presenti) ma anche e soprattutto alle migliaia di aziende piccole e medie che consentiranno a famiglie e imprese di installare, su tetti e a terra, impianti fotovoltaici in grado di abbassare in modo rapido e tangibile le bollette energetiche. Andate a chiedere alle industrie che hanno il fotovoltaico sul tetto se per loro il costo dell’energia è un problema: la risposta è che non soffrono il caro-bollette perché con il solare hanno stabilizzato il prezzo. Per questo motivo tante altre imprese stanno correndo per avere un proprio impianto, alcuni dei quali potranno essere installati nelle aree agricole limitrofe alle aree industriali, grazie alla ‘Solar Belt’, quando i tetti non sono sufficienti a fornire sufficiente energia. La strada verso le rinnovabili è tracciata, bisogna però eliminare le scorrettezze e l’influenza delle aziende fossili sulla politica energetica italiana”.
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