L’effetto Mar Rosso per ora è scarso. Almeno a giudicare i dati dell’inflazione flash di febbraio in tre grandi Paesi europei: Francia, Germania e Spagna.
Nella cosiddetta locomotiva del Vecchio Continente, secondo la stima flash di Destatis, l’ufficio di statistica tedesco, il carovita mensile è cresciuto dello 0,4% contro attese di +0,5%, dopo il +0,2% di gennaio. E a livello annuale è aumentato del 2,5%, sotto le attese di +2,6% e in calo rispetto al +2,9% di gennaio. L’Inflazione di questo mese rappresenta il valore più basso da giugno 2021 (+2,4%). “Nonostante il freno ai prezzi dei prodotti energetici scaduto a gennaio e l’aumento del prezzo della Co2 che influenzerà anche i prezzi dei combustibili fossili come carburanti, gasolio da riscaldamento e gas naturale, a febbraio i prezzi dell’energia erano inferiori del 2,4% annuale“, evidenzia Destatis. Inoltre “l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari è diminuito nuovamente in modo significativo rispetto allo stesso mese dell’anno scorso al +0,9% e per la prima volta da novembre 2021 è stato inferiore al tasso di aumento generale dei prezzi“.
Anche in Francia l’inflazione annuale ha rallentato al 2,9% a febbraio, percentuale più bassa da gennaio 2022, rispetto al 3,1% di gennaio, anche se i mercati si aspettavano un +2,7%, secondo le stime preliminari. L’indice dei prezzi al consumi invece ha accelerato rispetto al mese precedente, aumentando dello 0,8%, dopo il -0,2% di gennaio, guidato dall’aumento dei costi dei servizi, in particolare affitti e trasporti, e dell’energia, principalmente elettricità, prodotti manifatturieri e tabacco.
Brusco rallentamento dei prezzi in Spagna che anno su anno scendono al 2,8%, soprattutto per merito del calo dei prezzi dell’elettricità. Questo tasso è inferiore di 0,6 punti rispetto a gennaio (3,4%), un mese che era stato caratterizzato da un leggero rimbalzo dopo quattro mesi consecutivi di aumenti dei prezzi più lenti, spiega l’istituto di statistica iberico in una nota. Questo conferma il graduale ritorno dell’inflazione a un livello ritenuto accettabile dagli economisti, grazie anche alla stabilizzazione dei prezzi dei generi alimentari, che un anno fa avevano subito un forte aumento.
Le scuse per non tagliare i tassi sono sempre meno nel bouquet della Bce. Complice anche un calo inaspettato dei consumi, sia in Francia che in Germania, la pressione sui prezzi al consumo non sembra per ora segnalare un ritorno di fiamma magari per il blocco del transito attraverso il Canale di Suez. La stabilizzazione dei prezzi si nota anche oltre oceano. L’indice dei prezzi della spesa per consumi personali (Pce) negli Stati Uniti è aumentato dello 0,3% su base mensile a gennaio, in linea con le aspettative del mercato, dopo un +0,1% rivisto al ribasso a dicembre, mentre il tasso annuo ha rallentato al 2,4%, il più basso da febbraio 2021.
E’ vero, in America è salita l’inflazione ‘core’ mensile Pce, che esclude alimentari ed energia ed è la misura preferita della Fed, allo 0,4%, registrando l’aumento maggiore da febbraio dello scorso anno, tuttavia il tasso annuale di inflazione ‘core’ ha frenato per il 12° mese consecutivo al 2,8% dal 2,9%, un nuovo minimo da marzo 2021 e “il raffreddamento dei redditi e della spesa suggerisce che l’inflazione si modererà nuovamente nei prossimi mesi, lasciando la porta aperta a giugno per un taglio dei tassi da parte della Federal Reserve“, commenta in una nota la banca olandese Ing.
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