Villa (Elmec Solar): “Serve un Figliuolo anche per accelerare il fotovoltaico”

Ci vorrebbe un generale Figliuolo anche per guidare l’incremento del fotovoltaico in Italia”. Alessandro Villa, amministratore delegato di Elmec Solar e membro del consiglio di Italia Solare e di Confindustria Varese, non ha dubbi. L’Unione Europea ha fissato un obiettivo del 40% di energia rinnovabile entro il 2030 nel pacchetto Fit for 55. Nel Vecchio continente c’è stato un vero boom del fotovoltaico lo scorso anno, in risposta all’aumento dei prezzi dell’energia e alla crisi energetica provocata dall’invasione russa dell’Ucraina: oltre 40 GW installati in tutta la Ue, +47% rispetto all’anno precedente, e si punta a raggiungere i 50 GW nel 2023. In Italia invece si va più piano. Nonostante il sole sia uno dei simboli del Sud, la maggior concentrazione di impianti fotovoltaici è in Lombardia, dove appunto opera Elmec Solar. La società fa parte del gruppo Elmec, realtà nata nel 1971 quando l’informatica nel nostro Paese era ai suoi esordi e, nel corso di oltre mezzo secolo, è diventata un vero e proprio punto di riferimento per i suoi servizi di hybrid cloud, digital workplace e cyber security, grazie anche al Data Center Tier IV costruito all’interno del proprio Campus Tecnologico. Un quartier generale immerso nel verde alle porte di Brunello, in provincia di Varese, dove la sostenibilità è concreta. Un percorso di consapevolezza fortemente voluto e avviato a inizio millennio, quando ancora nessuno parlava di Esg.

Dottor Villa, nella parola Esg ci sono tre lettere…
“Parto dalla E, environmental, e su questo posso dire che già da 18 anni il gruppo fa uso di energie rinnovabili e pulite. La società però tiene molto anche alla S di “Social” dove l’attenzione alle persone è alla base di ogni iniziativa accelerando indubbiamente anche la componente E.”

L’anno scorso il gruppo complessivamente ha chiuso con un +20% del fatturato e i dipendenti sono arrivati a quota 850. Ci sono aziende che non trovano lavoratori, invece, da voi l’età media è di 34 anni. Merito del vostro welfare aziendale che spazia dalla possibilità di visite mediche direttamente in azienda e al mercatino interno gestito senza un cassiere e in piena autonomia?
“Fra i candidati che incontriamo, notiamo grande attenzione verso la sostenibilità a 360 gradi. E qui l’attenzione al dipendente, al collaboratore non è uno slogan. Pensi che si organizzano visite per venire a vedere, oltre che le tecnologie che sviluppiamo, anche come abbiamo organizzato i nostri spazi, dal ristorante aziendale, al mercatino con i prodotti del territorio, fino a un bazar con i device ricondizionati per abbattere sprechi e obsolescenza programmata. Attraverso il nostro progetto Study Tour, l’anno scorso sono venute a trovarci 1.286 persone tra professionisti, imprenditori e anche studenti”.

Nel solare avete iniziato nel 2005, merito del Conto energia che sussidiava gli investimenti?
“Guardi, noi non abbiamo mai impostato la nostra strategia di crescita sui sussidi varati dai Governi, né ai tempi dei conti energia, né più recentemente il 110%. E aggiungo che – a proposito del conto energia – chi l’ha usato, in qualche occasione ha realizzato impianti dove non servono, tanto erano ampiamente giustificati dall’elevato rendimento finanziario garantito in quanto lo Stato pagava l’energia immessa in rete”.

Quindi come è nata l’idea?
“È stata un’intuizione del nostro presidente di gruppo che voleva capire quanto l’uso delle energie rinnovabile avesse un senso economico e potesse contribuire a diminuire l’impatto dell’uso dell’energia sull’ambiente. Il tutto era partito quindi come esperimento, adesso Elmec Solar è una vera e propria società del gruppo, con progetti realizzati in tutta Italia”.

 Voi offrite la cosiddetta soluzione chiavi in mano: installazione per case e aziende. Lo scorso anno, si legge dal vostro sito, c’è stata una crescita del 90% con +3.240 impianti messi a terra e +1.132 sistemi di accumulo accesi. Numeri incredibili che però non bastano ovviamente per recuperare il gap con gli altri Paesi europei e i target energetici Ue…
“Dico solo questo: sui tetti c’è tantissimo spazio. L’82% è ancora libero e potrebbero ospitare fotovoltaico. È un’opportunità che il sistema Paese dovrebbe cogliere rapidamente”.

 È una questione di costi?
“L’ investimento in un impianto fotovoltaico rientra in 5-6 anni al massimo e consideri poi che un impianto poi dura tanti anni, con i prodotti che forniamo noi di Elmec Solar probabilmente 50 anni. Ripeto: perché non si riempiono i tetti? Forse non c’è ancora sufficiente consapevolezza della potenzialità del solare e dire che col fotovoltaico un kWh a un’azienda viene a costare appena 3-4 centesimi, poco di più ad una famiglia (calcolato su una vita utile dello stesso intorno ai 30 anni)”.

 Gran parte dei pannelli è prodotta in Cina, c’è un tema di carenza di approvvigionamento?
“Dipende da quanto si crescerà velocemente nelle installazioni, ma ai ritmi di oggi non vedo questo problema, di pannelli ce n’è finché si vuole. La Cina l’anno scorso ha prodotto circa 300GW di pannelli, coprendo il 90% circa del fabbisogno mondiale. La metà li hanno usati là, 80GW sono stati installati in Europa. E la loro capacità produttiva nel 2023 potrebbe crescere di un altro 30%”.

Allora è un tema di burocrazia italiana?
“Di certo i tempi per i permessi in alcuni casi non aiutano ad essere rapidi. Certamente si potrebbe migliorare ancora in questo senso, semplificando le varie procedure attualmente necessarie per portare a far produrre elettricità all’impianto”.

Non tutte le aziende hanno però la disponibilità a investire, no?
“Certo, non tutte sono in grado di sostenere spese nel breve periodo che daranno risultati di lungo. Per questo le banche dovrebbero scendere in campo, finanziare l’azienda e, qualora qualche – ci auguriamo – rara azienda non dovesse onorare il debito, per rientrare dello sforzo economico sostenuto, l’istituto dovrebbe contare sull’incasso proveniente dalla vendita dell’energia”.

Le comunità energetiche, con i loro incentivi, possono accelerare la svolta rinnovabile?
“Sì, hanno una grande forza oserei dire politica, inoltre aiutano a non sovraccaricare la rete primaria con eccessi di energia da smistare, energia che invece non arriva dove magari serve. Il vantaggio è che consumi l’energia là dove la produci, sfruttando vicinanza e prossimità tra produttori e consumatori, con vantaggio di produttori, consumatori e gestori della rete elettrica”.

C’è un tema rete da rifare dunque…
“Si, servirebbe un piano di potenziamento. Il consumo medio dell’Italia è di 300 TWh anno, che la rete porta in giro, ma dovrebbe essere in grado di trasportarne il triplo, anche qualora le CER dovessero diventare una realtà diffusa. Penso anche allo sviluppo dell’auto elettrica, della conversione del riscaldamento da fonti fossili ad elettrico, alla ulteriore diffusione dei sistemi di raffrescamento”.

C’è il Pnrr, ora arriverà la revisione del Pniec (Piano nazionale integrato clima ed energia), chi farà da raccordo tra tutti questi piani?
“Il decreto semplificazioni ha costituito una ‘Commissione Tecnica Pnrr-Pniec costituita da un massimo di 40 esperti’ proprio per coordinare questi due preziosi strumenti, individuare i progetti e le azioni più significative per raggiungere rapidamente gli obiettivi di decarbonizzazione, efficienza e sicurezza energetica e contribuire contestualmente al piano di ripresa economica della nazione, e mettiamoci pure il REPowerEU. Ma forse ci vuole una figura come il generale Figliuolo per guidare questa svolta storica”.

Valentina Innocente

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