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Volkswagen studia prima chiusura di una fabbrica. In Italia -40% vendite auto elettriche

Ad agosto sono state immatricolate 69.121 autovetture a fronte delle 79.787 iscrizioni registrate nello stesso mese dell’anno precedente, pari ad una diminuzione del 13,37%. Da inizio anno le vendite toccano comunque quota 1.080.447 con una crescita del 3,8% sul 2023, ma con un calo del 18,5% sui livelli ante-crisi (2019).

Livelli, questi del 2019, che sembrano restare un miraggio per il mercato italiano e che sono invece il primo obiettivo da superare“, commenta il Centro Studi Promotor. Rimanendo al mese precedente, “le autovetture a benzina vedono il mercato di agosto in calo del 18,8%, con quota di mercato al 28,2%; allo stesso modo, le diesel calano del 29% con quota al 13,6%. Nel cumulato dei primi otto mesi del 2024, le immatricolazioni di auto a benzina aumentano del 10,4% e quelle delle diesel calano del 21,5%, rispettivamente con quote di mercato del 30,1% e del 14,2%“, sottolinea Anfia, che specifica poi come il gruppo Stellantis, nel complesso, totalizzi ad agosto 17.228 immatricolazioni (-32,3%), con una quota di mercato del 24,9%. Nei primi otto mesi dell’anno, le immatricolazioni complessive ammontano invece a 337.018 unità (-2,4%), con una quota di mercato del 31,2%, sottolinea ancora Anfia.

Il mercato italiano delle auto elettriche continua intanto a rallentare. Il mese scorso sono state immatricolate in Italia 2.410 vetture full electric, in calo del 40,6% rispetto ad agosto 2023, con una quota di mercato pari al 3,5% (dal 5,1% di un anno fa), specifica Motus E. Nei primi 8 mesi del 2024 le auto elettriche registrate nella Penisola sono 41.254, in aumento comunque dell’1% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, con una market share del 3,8%, in linea con il periodo gennaio-agosto 2023 (quando si era attestata al 3,9%). Al 30 agosto il parco circolante elettrico italiano risulta così composto da 256.493 auto. “Dopo l’incontro del Tavolo Automotive presso il Mimit lo scorso 7 agosto e con la ripresa delle attività istituzionali post pausa estiva“, l’Unrae – ovvero l’associazione dei produttori automobilistici esteri – ritiene “ancora più urgente che venga definita quanto prima la strategia del Governo per accompagnare la transizione energetica del settore. Tra le priorità, è fondamentale che i 240 milioni di fondi residui degli incentivi 2024 vengano resi disponibili ben prima della fine dell’anno, per rifinanziare le dotazioni esaurite della fascia 0-20 g/Km di CO2”.

Anche se tutto ciò, però, secondo Unrae “non è sufficiente“. Infatti, il presidente Michele Crisci ribadisce “la necessità di scelte cruciali per supportare la transizione energetica, a partire dal recupero di ulteriori 250 milioni di euro (parte del miliardo previsto per il 2025) sottratti dal dl Coesione, l’eliminazione del price cap per le auto della fascia 0-20 g/Km o, in alternativa, la sua equiparazione a quello della fascia 21-60 g/Km. Queste iniziative devono far parte di un più ampio piano strategico triennale per il 2025, 2026 e 2027”.

Gli incentivi tuttavia non appaiono come l’unica soluzione per risollevare un settore all’interno di una transizione dagli esiti incerti. Tanto che di fronte a una “situazione estremamente tesa”, il gruppo automobilistico leader in Europa, ovvero Volkswagen, decide di ristrutturare le proprie attività e non esclude la chiusura di impianti in Germania, come rivela un documento interno inviato lunedì all’AFP. “La Germania sta perdendo sempre più terreno in termini di competitività”, si legge nel documento, che aggiunge che “non si può più escludere la chiusura di impianti nei siti di produzione di veicoli e componenti’“. Lanciando l’allarme, Oliver Blume, amministratore delegato del gruppo, ritiene che Volkswagen “debba ora agire con decisione, in un momento in cui “l’industria automobilistica europea si trova in una situazione molto impegnativa e grave”. La notizia è stata accolta con favore solo dai mercati azionari, con il prezzo delle azioni Volkswagen che è balzato di quasi il 2% in cima all’indice borsistico Dax.

Il colosso di Wolfsburg sta soffrendo per il calo delle vendite, l’indebolimento del settore automobilistico e la crescente concorrenza dei produttori cinesi, in particolare in Cina, il suo mercato principale. All’interno del gruppo di dieci marchi, è Volkwagen inventore della Golf e della Passat, che è stato visto come l’anello debole negli ultimi anni. Il piano di ristrutturazione è dunque proprio destinato a colpire il marchio di punta. L’anno scorso è stato avviato un vasto programma di risparmio in VW. “Ma la situazione è estremamente tesa e non può essere risolta con semplici misure di riduzione dei costi”, sottolinea il management di Volkswagen nel documento. In un comunicato stampa, il sindacato IG Metall ha denunciato un piano “irresponsabile” che “scuote le fondamenta della Volkswagen e minaccia massicciamente posti di lavoro e siti”.

dario.borriello

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