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Barbieri: “Nuove stufe non inquinano, incentivi per sostituzione”

Raul Barbieri, direttore generale di Piemmeti, società di Veronafiere, è l’organizzatore di Progetto Fuoco, la più grande manifestazione al mondo dedicata alle biomasse, soprattutto legnose. In Italia esistono qualcosa come 18 milioni di stufe e Barbieri, che accompagna partner ed espositori nella crescita di mercato anche quando la fiera finisce, ha le idee ben chiare sulle potenzialità del pellet per riscaldarsi e risparmiare in bolletta.

Direttore Barbieri, aumenta la gente che compra stufe?
Quando abbiamo presentato Progetto Fuoco, a fine aprile, abbiamo mostrato come sul web le ricerche delle parole ‘stufe’ a ‘pellet’ fossero triplicate rispetto all’anno precedente. Le famiglie, di fronte caro energia, cercano alternative. L’abbiamo poi riscontrato in fiera, siamo stati presi d’assalto dai privati che generalmente non vengono a manifestazioni b2b, che hanno pagato il biglietto per capire, conoscere. La gente vuole risolvere i problemi e basta.

Finita la fiera il fenomeno è continuato?
Come Progetto Fuoco non ci limitiamo a fare solo la fiera, svolgiamo anche un approccio di marketing con le aziende. Abbiamo una rivista, che pubblichiamo 4 volte all’anno, che va anche all’estero, con la quale aiutiamo le aziende in un percorso di promozione e visibilità. Inoltre promuoviamo il settore con una web-gallery di tutti i prodotti disponibili sul mercato sul nostro sito.

Quanto vale il settore stufe in Italia?
Il settore vale 5 miliardi di fatturato, conta 14mila imprese e dà lavoro a 70 mila addetti.. Se prima dovevamo farci vedere, oggi ci vengono a cercare. Ma le aziende devono ora farsi trovare pronte all’aumento della domanda e all’interesse verso il comparto, devono capitalizzare questa esperienza nel futuro. Ora i numeri dicono che l’offerta non copre la domanda, ma quando il mercato tornerà in equilibrio bisogna essere già pronti con nuovi messaggi forti.

Tipo quelli legati alla sostenibilità e alla riduzione di emissioni?
In realtà le nostre aziende sono già molto virtuose, si sono sforzate per realizzare prodotti che riducano le emissioni e che siano performanti. Non è vero infatti che gli apparecchi di oggi sono fortemente inquinanti, ma occorre favorire un turn over tecnologico. Qui c’è un mercato potenziale di 4 milioni di pezzi, che sono il parco stufe esistente oggi in Italia che ha più di 10 anni.

Per cambiare 4 milioni di stufe però saranno necessari incentivi.
L’incentivo c’è, è il Conto Termico, uno strumento messo a punto dal Gse che può arrivare a coprire fino al 60% della spesa, che si somma a tutti gli altri bonus esistenti per la casa. Il plafond, tra l’altro, non viene mai usato del tutto. Ci sono dunque disponibilità per sostituire milioni di pezzi. Ottenere il bonus è molto semplice e veloce, tuttavia occorre affiancare all’incentivo una adeguata campagna di informazione che oggi non c’è.

Il mercato è pronto a completare la transizione?
Rispondo così: il Conto Termico offre agevolazioni solo a stufe che vantano 4-5 stelle in termini di basse emissioni. Il mercato ha dunque coscienza che va risolto il problema dell’inquinamento. Servono però campagna mediatiche, anche attraverso nuove figure specializzate, nella vendita e nella commercializzazione, per dire che i prodotti di oggi sono altamente evoluti e non sono più quelli che romanticamente ci ricordano la nonna e i tempi dell’infanzia…

Dai dati di Aiel, l’associazione di categoria con la quale collaborate, emerge un boom di vendite di stufe all’estero.
Le nostre aziende sono leader in Europa, dove il 75% delle stufe vendute è prodotto in Italia. In Ue, poi, c’è una sensibilità maggiore verso l’energia della biomassa; ad esempio in Francia c’è una legge che concettualmente ricorda il superbonus: se rinnovi la casa puoi detrarre praticamente tutta la spesa. Questo ha fatto esplodere il mercato francese, per le nostre aziende è stata una valvola di crescita enorme. La Francia, in questo modo, diversifica molto più di noi, in termini di fabbisogno energetico ed oggi si trova in una condizione meno complicata.

Cosa dovremmo fare per essere più amici della biomassa legno, la prima delle rinnovabili?
Il nuovo governo, semplicemente, dovrebbe guardare con favore e cercare di conoscere meglio il settore e abbattere gli stereotipi. Bruciamo gli alberi? Non è vero, serve una gestione forestale sostenibile che sfrutti l’accrescimento così da valorizzare il bosco. Inquiniamo? Non è vero, come detto prima i prodotti di ultima generazione emettono polveri sottili nella stessa misura delle forme di riscaldamento alternative.

Giulia Proietto Billorello

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