Il superamento della crisi energetica può passare anche dall’agricoltura? Sì, ma è necessario l’allentamento dei vincoli burocratici che, da un lato costringono le imprese a produrre meno energia di quanto potrebbero e, dall’altro, rendono difficile lo sviluppo del biogas e del biometano. Ne è certo Piero Gattoni, presidente del Consorzio Italiano Biogas (CIB) – che rappresenta tutta la filiera della produzione di biogas e biometano in agricoltura – secondo il quale rimuovendo alcuni limiti burocratici, “gli impianti agricoli esistenti potrebbero garantire un incremento di produzione di 600 milioni di metri cubi di biogas nel mix energetico (pari a circa 15% dell’attuale produzione) da destinare al mercato elettrico”. L’immediata applicazione delle misure previste dal Pnrr, inoltre, spiega, “potrebbe garantire la produzione di oltre 4 miliardi di metri cubi di biometano al 2026, pari a circa il 30% dell’obiettivo del nostro Governo di sostituzione delle forniture di gas naturale importato dalla Russia”.
Secondo i dati dello Statistical report 2021 di EBA (European Biogas Association), inoltre, dal 2019 al 2020 c’è stata una crescita notevole del biometano in Europa e le previsioni sono rosee. Oggi, la produzione di biogas e biometano potrebbe coprire il 4,6% del fabbisogno in Ue ed entro il 2050 la percentuale potrebbe salire al 30%.
Attualmente in Italia ci sono 1700 impianti agricoli, che rappresentano l’84% degli impianti di biogas sul nostro territorio, per un potenza installata agricola di 1014 MW. Negli ultimi 10 anni lo sviluppo della digestione anaerobica ha fatto registrare 4,5 miliardi di euro di investimenti, creando 12mila posti di lavoro stabili.
Ma allora cosa manca per agire? La filiera, assicura Gattoni, “è pronta a investire nel settore”, ma servono “misure ad hoc per aumentare la disponibilità di biogas da destinare alla produzione di energia elettrica degli impianti esistenti” e “accelerare l’emanazione dei decreti di attuazione del Pnrr sul biometano”.
Il Pnrr rappresenta sicuramente una grande opportunità per il settore. Alla missione 2, la cosiddetta ‘Rivoluzione verde e transizione ecologica’, sono stati assegnati circa 60 miliardi di euro, cioè quasi un terzo (il 31%) dei 191 miliardi di euro del Piano complessivo. All’interno di questo capitolo, poco più di 23 miliardi di euro (il 34% del totale della missione 2) sono destinati alle energie rinnovabili e alla mobilità sostenibile. Ed è proprio qui che si inserisce lo sviluppo delle rinnovabili. Con il Pnrr si è aperta la possibilità di produrre biometano da destinare anche a settori diversi dai trasporti: per questo punto il piano di sviluppo prevede lo stanziamento di circa 1,92 miliardi di euro.
All’inizio di aprile nel decreto legge Energia è stata inserita una norma sul digestato equiparato, che ne ha riconosciuto il valore fertilizzante. “La possibilità di sostituire fertilizzanti chimici con digestato equiparato, un digestato agricolo utilizzato in modo ottimale – spiega Gattoni – consente di ridurre i costi a carico delle molte aziende agricole già fortemente provate dalla crisi economica in corso, di tutelare la fertilità dei suoli e di favorire davvero l’economia circolare in agricoltura, su cui il settore biogas e biometano è impegnato da oltre un decennio“. Ora si attende l’adozione del decreto FER 2, che introduce diversi incentivi per la realizzazione di impianti geotermici, a biomasse, a biogas, solare termodinamico ed eolico offshore.
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