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Bollette, consumatori in rivolta contro penale per recesso anticipato sull’elettricità

Dai ieri è in vigore la delibera numero 250 dell’Arera, datata 6 giugno 2023, che permette ai fornitori di energia l’applicazione di una penale per il recesso anticipato dai contratti di elettricità stipulati con clienti domestici o con aziende fino a 50 dipendenti con un fatturato non superiore a 10 milioni. La delibera è figlia di una direttiva europea approvata un paio di anni fa da Parlamento Ue e dal Consiglio europeo e riguarda “contratti di fornitura di energia elettrica a prezzo fisso e a tempo determinato oppure a prezzo fisso e a tempo indeterminato ma con condizioni economiche a tempo determinato”. Secondo l’autorità per l’energia, tuttavia, “il venditore è tenuto a indicare in maniera chiara, espressa e agevolmente comprensibile l’eventuale onere di recesso anticipato richiesto al cliente finale. Il suddetto onere, che deve essere specificamente approvato e sottoscritto dal cliente finale, è indicato come somma massima di denaro complessivamente dovuta, eventualmente differenziata ed esplicitata sulla base del numero di mesi o giorni intercorrenti tra il recesso e il termine del contratto o delle condizioni economiche a tempo determinato. Rimane fatta salva la facoltà in capo al venditore di indicare, in aggiunta all’importo massimo, i criteri di determinazione dell’importo medesimo. L’onere deve essere (…) proporzionato e non può eccedere la perdita economica direttamente subita dal venditore a seguito del recesso anticipato del contratto. Il venditore evidenzia altresì che tale somma di denaro costituisce un importo massimo e che potrebbe essere ridotto in ragione della perdita economica diretta derivante dal recesso anticipato del cliente finale”.

Le associazioni di consumatori non ci stanno e promettono ricorsi. Gli oneri di recesso “sono del tutto illegittimi”, e per questo il Codacons sta preparando un ricorso al Tar del Lazio.Si tratta di un evidente squilibrio tra le parti, che vede i fornitori di energia in posizione privilegiata rispetto agli utenti ingiustamente danneggiati dalla previsione di penali in caso di recesso dai contratti – spiega il presidente Carlo Rienzi – Una misura che lede tutti i principi della concorrenza, e avrà ripercussioni economiche per i consumatori, impedendo loro di passare ad altro operatore con tariffe più vantaggiose pena il pagamento di questa nuova tassa”.

Annuncia battaglia anche l’Unione Nazionale Consumatori.Abbiamo chiesto inutilmente e ripetutamente a Governo e Parlamento di abrogare l’art. 7, comma 5 del Decreto Legislativo n. 210 dell’8 novembre 2021, che prevede che il fornitore di energia elettrica possa far pagare ai clienti una somma di denaro in caso di recesso anticipato da un contratto di fornitura a tempo determinato o a prezzo fisso”, afferma Marco Vignola, responsabile del settore energia dell’Unione Nazionale Consumatori. “Purtroppo, il Parlamento, dimostrando di voler stare dalla parte delle compagnie energetiche che stanno facendo extraprofitti milionari e non da quella delle famiglie, in barba alla libera concorrenza, che prevede la perfetta mobilità del consumatore, non ha accolto la nostra richiesta“, prosegue Vignola.

Assoutenti infine chiama in causa Antitrust, Mister Prezzi e la stessa Arera. “Applicare penali agli utenti che recedono in modo anticipato dai contratti di fornitura con durata determinata e a prezzo fisso poteva avere in senso astratto un significato prima della crisi energetica, quando cioè non vi erano impennate delle tariffe e non si assisteva alla attuale volatilità dei prezzi sui mercati internazionali – spiega il presidente onorario di Assoutenti, Furio Truzzi – Nel quadro attuale, caratterizzato da una moltitudine di operatori che offrono condizioni e tariffe in constante evoluzione, applicare penali a chi recede anticipatamente dai contratti equivale a sviare la concorrenza impedendo ai consumatori di passare a offerte più convenienti, con un pesante condizionamento delle scelte economiche dei cittadini. Per tale motivo chiediamo oggi ad Antitrust e Mister Prezzi di accendere un faro sulla delibera di Arera, valutando se vi siano profili di illegittimità e violazioni in tema di concorrenza, e invitiamo la stessa Arera e l’Unione Europea a rivedere le loro posizioni in tema di rapporti tra società energetiche e consumatori, al fine di creare un maggiore equilibrio e un mercato più sano”, conclude Truzzi.

E dire che l’Arera nella delibera spiega come “la medesima direttiva evidenzi che gli oneri per cambiare fornitore, tra cui gli oneri di risoluzione del contratto da parte del cliente finale (di seguito: oneri di recesso anticipato), rendano più difficile la scelta del cliente, complicando l’individuazione del servizio migliore, e riducano altresì l’immediato vantaggio finanziario derivante dallo switching”, cioè il cambio di fornitore.

Valentina Innocente

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