La crisi energetica sta accentuando l’uso di stufe e di mezzi alternativi alle caldaie a gas. Un utilizzo già favorito da incentivi statali per passare dal riscaldamento a gas a quello a biomasse e da contributi regionali ad hoc. Il risultato è che da qualche mese sembra essersi scatenata una vera e propria caccia alle stufe, alla legna e al pellet con i prezzi che sono schizzati alle stelle. Il tutto a danno dell’ambiente. Perché, secondo le ultime ricerche portate avanti dal Cnr, le emissioni da combustione di legna per il riscaldamento domestico stanno contribuendo ad aumentare le concentrazioni di pm10 nell’atmosfera nei mesi invernali, aggravando così una situazione già problematica soprattutto in alcune parti di Italia, come la Pianura padana.
“Nella mia ricerca è emerso come la combustione da stufe per il riscaldamento domestico sia sorgente di particolato atmosferico, uno degli inquinanti più pericolosi che ancora è in fase di studio – afferma a Gea Marco Paglione ricercatore del Cnr-Isac – Nei mesi invernali, ad esempio la Pianura padana raggiunge concentrazioni elevate di pm10. Da un lato questo dipende da motivazioni di dinamica dell’atmosfera, dall’altro da sorgenti attive nel periodo. Dalle nostre ricerche è venuto fuori che una delle sorgenti più attive in inverno è la combustione dovuta al riscaldamento domestico a legna, ma anche dai caminetti”. Lo studio era nato quando durante la pandemia da Covid, nonostante le limitazioni agli spostamenti di persone e veicoli per le norme anti-contagio, i livelli di polveri sottili pericolose per la salute (PM2.5 e PM10) in Pianura Padana restavano elevati.
Per anni l’uso delle stufe è stato incentivato perché potevano portare beneficio dal punto di vista climatico rispetto all’uso dei combustibili fossili, “anche se relativo – continua Paglione – non è una soluzione ai problemi”. Ma dal punto di vista della qualità dell’aria, “le emissioni da combustione di legna, o pellet, inquinano di più non solo perché emettono anidride carbonica ma anche particolato atmosferico”. I rischi sono accertati: secondo dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità sono oltre 6 milioni le morti premature dovuto al particolato atmosferico. Alte concentrazioni di pm infatti, portano a problemi all’apparto cardio-respiratorio.
Con la crisi energetica, e la mancanza di gas, l’utilizzo massiccio di stufe per il riscaldamento domestico “rischia di portare a un aumento dell’inquinamento in alcune parti di Italia e aggravare una situazione già problematica soprattutto in Pianura padana”, chiosa Paglione.
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