Aumenti “mai visti”, aveva sentenziato in mattinata il direttore della Divisione Energia di Arera, Massimo Ricci. E poco dopo le 17 di ieri abbiamo avuto la conferma: +59% il rincaro dell’energia elettrica per i prossimi tre mesi. La misura riguarda gli utenti del mercato per così dire tutelato, che rappresenta circa un terzo delle famiglie e più meno una microimpresa su 4.
L’impennata che le associazioni dei consumatori definiscono mostruosa è stata comunque mitigata. “I prezzi all’ingrosso del gas, giunti a livelli abnormi negli ultimi mesi a causa del perdurare della guerra in Ucraina, dei timori sulla sicurezza dei gasdotti e delle tensioni finanziarie, avrebbero portato ad un incremento del 100% circa, nonostante l’intervento del governo con il decreto Aiuti bis“, fa sapere la stessa Autorità per l’Energia.
L’Arera, infatti, “per limitare ulteriormente gli aumenti dei prezzi su famiglie e imprese, ha deciso di posticipare eccezionalmente il necessario recupero della differenza tra i prezzi preventivati per lo scorso trimestre e i costi reali che si sono verificati, anch’essi caratterizzati da aumenti straordinariamente elevati. Nel terzo trimestre 2022, in base ai dati di preconsuntivo, il prezzo unico nazionale dell’elettricità (Pun) infatti è pressoché raddoppiato rispetto al secondo trimestre 2022 e quasi quadruplicato rispetto al livello medio del corrispondente trimestre del 2021“.
Insomma, come sottolinea lo stesso presidente Stefano Besseghini, “l’eccezionalità della situazione, con un conflitto che rende incerte le forniture e continua a spingere in alto i prezzi – spiega il numero uno di Arera – ha meritato un intervento altrettanto eccezionale, anche considerando che il Parlamento e il governo sono impegnati in una fase di transizione. Un raddoppio delle bollette avrebbe potuto spingere all’aumento della morosità, mettendo ulteriormente in difficoltà le famiglie e il sistema energetico“. Certo è che la cassetta degli attrezzi ormai pare vuota, dato che è stato già confermato l’azzeramento degli oneri di sistema e il potenziamento dei bonus sociali. Ora la patata bollente passa alla politica, alla quale l’Autorità chiede di posticipare, anche per l’elettricità, la fine della tutela elettrica per le microimprese (prevista per il prossimo primo gennaio) e di conseguenza anche quella per i clienti domestici.
L’Arera sembra alzare le mani anche sul gas, per il quale ha introdotto la possibilità di bolletta mensile fatturando il consumo di ottobre a inizio novembre. L’Autorità ammette apertamente l’impossibilità di azione “sugli eccezionali livelli dei prezzi di mercato“. Per cui introduce questo nuovo metodo, contestato da numerose associazioni di consumatori, per rendere almeno “più sicure le forniture ai consumatori. Le perduranti tensioni geopolitiche, infatti, hanno aumentato le criticità per i venditori nel reperire sui mercati all’ingrosso il gas necessario a soddisfare i propri clienti, anche domestici. Con il nuovo meccanismo si riduce il rischio che i venditori non siano in grado di garantire la propria operatività e le forniture, minimizzando il pericolo che le famiglie debbano ricorrere ai servizi di ultima istanza e gli stessi venditori al servizio di default, pregiudicando l’intero equilibrio economico della filiera gas italiana con costi aggiuntivi che verrebbero socializzati“.
Il tema – come ventilato da Arera – al di là dei prezzi è il rischio carenza di luce e metano. “Per quanto riguarda il gas naturale, in Europa permangono condizioni di scarsità di offerta, acuite dapprima dalla riduzione e poi – a partire dal 31 agosto – dalla completa sospensione dei flussi del gasdotto Nord Stream 1“. E “condizioni di scarsità di offerta sono emerse anche nel mercato elettrico” per i problemi delle centrali nucleari francesi e per la siccità che ha tarpato le ali all’idroelettrico nostrano.
Dopo i prezzi, potremmo assistere dunque a situazioni “mai viste“: restare al freddo o al buio, dato che quasi metà della corrente in Italia è prodotta col gas.
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