Oltre 72 miliardi di euro in sette anni per ammortizzare i costi sociali della transizione verde. Si chiama ‘Fondo sociale per il clima’ (‘Climate action social facility’) la proposta avanzata dalla Commissione Europea a luglio scorso – nel quadro del pacchetto sul clima ‘Fit for 55’ – per aiutare famiglie e cittadini più vulnerabili a investire nell’efficienza energetica, in mobilità più green e nuovi sistemi di raffreddamento e riscaldamento delle case.
Un fondo di compensazione sociale per sostenere i consumatori di fronte alla rivoluzione verde che il pacchetto sul clima vuole contribuire a realizzare, modificando buona parte della legislazione energetica da qui al 2030. La Commissione europea pensa di co-finanziare questo nuovo strumento attraverso il 25% delle entrate previste dal nuovo sistema Ets (il sistema europeo di scambio di quote di emissioni di CO2) dedicato alle emissioni dell’edilizia e dei carburanti per il trasporto su strada, una delle proposte più divisive e contestate del ‘Fit for 55’ e che, nell’idea della Commissione, dovrebbe introdursi a partire dal 2026.
Fin da quando la proposta è stata avanzata, osservatori, governi ed eurodeputati hanno messo in guardia sul fatto che un aumento dei prezzi dei carburanti e del riscaldamento potrebbe ricadere sulle famiglie più povere. Prezzare le emissioni funziona, ma finora il mercato del carbonio ha riguardato solo imprese e industrie, non direttamente le case e i cittadini. L’UE stima che l’attuale sistema Ets possa arrivare a ridurre solo del 43% le emissioni dei settori che copre (una parte dell’industria ad alta intensità energetica, il comparto energetico e i voli intra UE). La proposta di revisione si rende necessaria, secondo Bruxelles, dal momento che pur facendo bene, non fa ancora abbastanza. Le previsioni dicono che una estensione del mercato di CO2 anche a trasporti ed edifici potrebbe portare a una riduzione fino al 60% delle emissioni nella Ue, portandola più vicino a raggiungere i suoi obiettivi climatici.
Secondo le stime provvisorie della Commissione, l’Italia sarebbe il terzo Paese per quantità di finanziamenti con quasi 8 miliardi di euro tra 2025 e 2032. Prima di Roma, la Polonia (12 miliardi di euro) e la Francia (8 miliardi di euro), segue la Spagna con quasi 8 miliardi. Bruxelles prevede un co-finanziamento, ovvero solo il 50 per cento dei finanziamenti arriverà dall’Ue, una parte dei finanziamenti dovrebbe essere erogata già dal 2025 con un pre-finanziamento dal Bilancio europeo, in modo da arrivare preparati all’impatto del nuovo sistema Ets che sarà in vigore dall’anno successivo.
Per assicurarsi che le risorse vadano nella giusta direzione, agli Stati membri sarà richiesto di mettere a punto i loro piani sociali per il clima per stabilire quali misure e investimenti finanziare, i loro costi previsti, nonché gli obiettivi per raggiungerli. Tra le tredici proposte del pacchetto, il Fondo sociale è stato introdotto all’ultimo minuto, appena un mese prima della pubblicazione. Fortemente voluto dal vicepresidente esecutivo Frans Timmermans, il fondo di fatto è il tentativo della Commissione di contrastare le critiche di chi già preannuncia rivolte politiche e sociali alla stregua dei gilet gialli francesi, che dal 2018 occuparono le strade di centinaia di città francesi per protestare contro le nuove tasse imposte da Macron che avrebbero fatto aumentare il prezzo del gasolio e della benzina.
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