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Il futuro dell’energia è carbon free: la transizione Ue verso l’idrogeno

Un idrogeno ‘pulito’ prodotto tramite energia rinnovabile. Questa, in estrema sintesi, uno degli elementi chiave con cui la Commissione europea intende raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Nella stesura del piano ‘A hydrogen strategy for a climate neutral Europe’, si introduce anche il concetto di “sistema energetico integrato” nel quale l’idrogeno funge da key driver per la decarbonizzazione di determinati segmenti industriali e di molteplici aspetti della vita di ogni singolo cittadino. Nel primo caso, lo sfruttamento efficace di fonti di energia pulita può addirittura rivoluzionare i cosiddetti settori hard to abate, come quelli siderurgico, della raffinazione, della carta, del cemento e della chimica. Nel secondo caso l’idrogeno verde produrrebbe benefici per enti locali, imprese e privati grazie allo sviluppo delle ‘hydrogen valleys’ e alla costituzione di una filiera nazionale per la produzione, il trasporto, l’accumulo e l’utilizzo di idrogeno.

La strategia farebbe nascere dunque centri di ricerca, poli tecnologici, infrastrutture e servizi innovativi. I campi di applicazione più immediati sarebbero quelli dei trasporti e del riscaldamento di edifici residenziali e commerciali. L’idrogeno può essere infatti utilizzato come materia prima, combustibile, vettore o accumulatore di energia e dovrebbe rientrare nelle priorità di tutti i Paesi energivori dato che il suo sfruttamento non rilascia CO2 nell’atmosfera. Rappresenta quindi un’alternativa per decarbonizzare i processi industriali e i comparti economici nei quali la riduzione delle emissioni di carbonio è tanto urgente quanto difficile.

Ecco allora che la strategia per l’idrogeno, come aveva già indicato la Commissione europea, “si prefigge di concretizzare questo potenziale attraverso investimenti, regolamentazione, creazione di un mercato, ricerca e innovazione”. Fattore determinante per il successo dell’intera operazione è la cooperazione dei Paesi membri, ovvero un’azione coordinata tra settore pubblico e privato. L’Ue nel 2020 aveva individuato le tre fasi di tale strategia: l’installazione di almeno 6 GW di elettrolizzatori per l’idrogeno rinnovabile e produzione fino a 1 milione di tonnellate di idrogeno rinnovabile tra il 2020 e il 2024; lo sviluppo di almeno 40 GW di elettrolizzatori e produzione fino a 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile tra il 2025 e il 2030; l’applicazione su larga scala delle tecnologie hydrogen-based in tutti i settori hard to abate tra il 2030 e il 2050.

Considerato che il 75% delle emissioni di gas serra dell’Ue viene dal settore dell’energia, abbiamo bisogno di un cambio di paradigma per raggiungere i traguardi che ci siamo fissati per il 2030 e il 2050 – aveva già chiarito la commissaria Ue per l’Energia, Kadri Simson –. Il sistema energetico dell’Unione deve diventare più integrato e più flessibile, oltre ad essere in grado di far proprie le soluzioni più pulite ed efficaci sotto il profilo dei costi. Ora che il calo dei prezzi dell’energia rinnovabile e l’innovazione continua lo rendono un’opzione praticabile per un’economia climaticamente neutra, l’idrogeno svolgerà un ruolo chiave in questo processo”.

Nadia Bisson

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