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In Italia l’energia elettrica per le imprese costa il 25% in più dell’area euro

Il gap con gli altri Paesi si è assottigliato, ma l’Italia resta lo Stato con i prezzi dell’energia elettrica più alti per le imprese. Analizzando i dati di Eurostat relativi al primo semestre 2024 e ai semestri precedenti, emerge che nel nostro Paese sul mercato non domestico le aziende pagano 220 euro al MWh (il prezzo è al netto dell’Iva, viene rimborsata in gran parte dell’Ue), il 10% in più dei 199 euro della Germania, il 29% in più dei 170 euro della Francia e il 25% in più dell’area euro. Il picco più alto è stato toccato nel secondo semestre 2022 (337 euro), oltre 100 euro in più della Spagna che all’epoca arrivava a 234 euro.

 

Quello dei prezzi è un tema che sta scatenando le proteste delle associazioni di categoria considerando l’aumento dei costi del gas naturale sul mercato di riferimento di Amsterdam. Perché tanta preoccupazione? Il prezzo dell’energia elettrica è legato al prezzo del gas e in Italia lo è ancora di più: in circa il 90% delle ore il prezzo è stabilito dal gas (dato più alto dell’Ue), come ha rilevato il centro di ricerca Jrc della Commissione europea.

Guardando anche i dati relativi all’andamento del prezzo sulle borse nazionali dell’energia elettrica per famiglie e imprese si scopre anche che questa tendenza va avanti almeno dal 2004. E anche a gennaio il prezzo medio in Italia è stato di 143 euro: il 25% in più di quello tedesco (114 euro) e il 40 % in più della Francia (102 euro).

Ma in Italia c’è anche un altro problema: i prezzi variano tanto tra una classe di consumo e l’altra. Per orientarsi: quelle con un consumo inferiore ai 20 MWh sono spesso imprese individuali o piccolissime, mentre quelle tra 20 e 499 MWh sono aziende di piccole dimensioni. E sono proprio queste che pagano molto di più della media europea (22% in più), mentre le altre classi più energivore hanno prezzi in linea con quelli dei competitor stranieri. Tra 2.000 e 20.000 MWh parliamo di aziende medie, mentre quelle più grandi e più energivore – anche secondo un’analisi di Bruegel – rientrano nella classe 70.000-149.000 MWh. Un forno elettrico per produrre acciaio richiede un consumo da circa 80.000 MWh. Bisogna comunque precisare che le aziende con il consumo più alto possono stipulare contratti diretti con i fornitori che non rientrano nel mercato retail.

Elaborando i dati Eurostat si possono anche capire quali sono le componenti delle bollette per le imprese. In Italia la fornitura (dati 2023) necessita 175 euro al MWh, 29 euro vanno per i costi di rete, 39 euro per l’Iva, 27 per le tasse legate alle rinnovabili, 6 per le tasse sulla capacità, 8 per le tasse ambientali e 5 euro per altro. Ad esempio, la fornitura in Germania costa 138 euro e in Spagna 117. Il dato francese, invece, è più in linea a quello italiano: 173 euro al MWh.

Elena Fois

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