“Un boicottaggio di gas e petrolio russi avrebbe un forte impatto economico”. Christine Lagarde divisa tra l’esigenza di rispondere all’invasione russa dell’Ucraina e il mandato che impone stabilità dei prezzi. La presidente della Banca centrale europea è cosciente del fatto che “l’inflazione è aumentata in modo significativo e resterà elevata nei prossimi mesi, soprattutto per via dello shock energetico”, ed evitarne l’entità con azioni tanto delicate quanto imprevedibili nelle loro potenziali ricadute rischia di alimentare quei fattori “al ribasso” per l’andamento dell’eurozona.
Un messaggio dalla forte connotazione politica, quello di Lagarde, in un momento in cui le istituzioni Ue lavorano a sanzioni sul comparto energetico. All’ultima sessione plenaria il Parlamento europeo ha votato una risoluzione che chiede embargo totale su gas e petrolio, la Commissione ha risposto con l’avvio di lavori per un sesto pacchetto di misure restrittive contro la Russia che prevedono il solo greggio, in Consiglio l’unanimità necessaria per procedere a uno stop delle forniture da Gazprom non appare alla portata. Posizioni inter-istituzionali distanti e orientamenti intra-istituzionali divergenti danno il senso della difficoltà di situazione e decisione da prendere. La Bce interviene nel processo politico con le proprie considerazioni economiche.
“Lo sviluppo dell’economia dipenderà in modo cruciale dall’evoluzione del conflitto, dall’impatto delle sanzioni vigenti e da eventuali ulteriori misure”, avverte Lagarde, preoccupata per crisi asimmetriche all’orizzonte. “Certi Paesi dell’eurozona sarebbero più colpiti di altri” da una stretta su greggio e gasdotti ‘made in Russia’. Invoca perciò risposte comuni e coordinate quale unico modo per procedere in tal senso, ricordando la volatilità dei mercati e un sentimento deteriorato. “Costi energetici costantemente elevati, insieme a una perdita di fiducia, potrebbero trascinare al ribasso la domanda e limitare consumi e investimenti più del previsto”, anche per quanto riguarda gli affari sulla green economy. La guerra in Ucraina “rinnova la determinazione a procedere verso le energie rinnovabili e l’indipendenza energetica”, riconosce Lagarde, ma c’è l’eventualità che né l’Eurozona né i mercati siano pronti per un’accelerazione tale.
Se Lagarde nutre perplessità, Putin invece dispensa certezze. “Al momento c’è un’alternativa ragionevole al gas russo”, dice il presidente delle Federazione russa nel corso di una riunione di governo dedicata al settore energetico nel contesto delle sanzioni internazionali. Critica i Ventisette per la loro condotta e attacca. “I paesi europei parlano costantemente di fare a meno delle forniture russe e così facendo destabilizzano il mercato e fanno salire i prezzi”.
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