Il futuro dell’Europa passa per l’energia pulita e l’indipendenza strategica. Dall’energia al cibo, dai chip digitali alle tecnologie verdi l’Unione Europea a prova di futuro è quella che “è in grado di provvedere a se stessa in aree vitali, un’Europa che offre protezioni e benefici sociali unici per tutta la durata di queste grandi transizioni”. Per la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, molte delle 49 proposte finali elaborate nel quadro della Conferenza sul futuro dell’Europa e presentate lunedì a Strasburgo ai vertici comunitari “ci danno una spinta per accelerare i lavori già in corso”. Primo tra tutti, quello per il patto verde per l’Europa, il Green Deal europeo, e la necessità di accelerare i negoziati sul pacchetto ‘Fit for 55’ in modo “da poter aumentare le energie rinnovabili, poter risparmiare energia e infine svezzarci dai combustibili fossili. Deve essere così”, ha ammonito von der Leyen nel suo lungo intervento durante la cerimonia conclusiva di questo esercizio di democrazia partecipativa inaugurato un anno fa e conclusosi oggi.
La presidente della Commissione promette di dare un rapido seguito alle proposte elaborate dai cittadini europei in questo processo. “Annuncerò le prime nuove proposte in risposta alla vostra relazione nel mio discorso sullo stato dell’Unione già a settembre”, ha assicurato. Si spinge oltre, andando a definire una posizione molto chiara dell’Esecutivo comunitario circa il tema più divisivo che questa Conferenza porta con sé, l’idea di arrivare a una riforma degli attuali trattati dell’Unione Europea su cui diversi Stati membri sono contrari. Chiarisce che il “voto all’unanimità in alcune aree chiave semplicemente non ha più senso se vogliamo essere in grado di muoverci più velocemente. E che l’Europa dovrebbe svolgere un ruolo maggiore – ad esempio, nella salute o nella difesa, dopo l’esperienza degli ultimi due anni – oltre che migliorare il modo in cui funziona la nostra democrazia su base permanente. Voglio essere chiara che sarò sempre dalla parte di coloro che vogliono riformare l’Unione europea per farla funzionare meglio”.
Un cambiamento per un’Europa più integrata e indipendente, anche energeticamente. È anche la trasformazione necessaria evocata dalla presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola, secondo cui l’Ue “è ancora troppo dipendente dagli autocrati” come il presidente russo Vladimir Putin. “Dobbiamo sostenerci a vicenda mentre ci separiamo dal Cremlino e investiamo in fonti di energia alternative” e capire che “l’energia rinnovabile è tanto una questione di sicurezza quanto di ambiente. Ma possiamo farlo solo insieme”. Insieme, ha sottolineato la numero uno dell’Eurocamera, ponendo l’accento sulla necessità di aprire una convenzione per discutere di riforma dei trattati europei. “Questa conferenza dimostra che esiste un divario tra ciò che la gente si aspetta e ciò che l’Europa è in grado di fornire al momento. Ecco perché abbiamo bisogno di una convenzione come prossimo passo. Ci sono questioni che semplicemente non possono aspettare”, ha ricordato. Come quella dell’indipendenza energetica.
Per il presidente francese Emmanuel Macron abbandonare più rapidamente i combustibili fossili è un imperativo da un lato per soddisfare l’agenda europea sul clima, dall’altro per far sì che la “Russia affronti le sue responsabilità”. La guerra di Putin in Ucraina e la dipendenza europea “dai combustibili fossili russi significa che dobbiamo essere ancora più ambiziosi sul clima, dobbiamo investire di più nelle energie rinnovabili e nel nucleare, dobbiamo andare verso la sobrietà energetica e continuare a proteggere di fronte all’aumento dei prezzi”, ha sottolineato Macron. Il presidente francese, presente a Strasburgo in qualità di presidente di turno dell’Unione europea (fino alla fine di giugno) ha a cuore i temi della sicurezza alimentare europea e globale. “Dobbiamo anche riconquistare la nostra indipendenza alimentare. La guerra sta destabilizzando profondamente le catene di approvvigionamento e i mercati mondiali”, ha messo in guarda, sottolineando la necessità di ripensare “le nostre strategie di produzione per difendere la nostra sovranità alimentare e proteica”. Uno sguardo all’Europa e uno al resto del mondo. “Se vogliamo evitare carestie, destabilizzazioni geopolitiche alle nostre frontiere e drammi in tutto il bacino del Mediterraneo è una nostra responsabilità come europei”, ha concluso.
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