L’Italia raggiungerà “l’indipendenza dalle importazioni russe dalla seconda metà del 2024“. Parola di Roberto Cingolani. Il ministro della Transizione ecologica ribadisce l’obiettivo che il nostro Paese si è dato, certo con tempi molto più ristretti del previsto dopo la guerra scatenata da Mosca in Ucraina, ma comunque non impossibile da raggiungere. A patto che tutti i tasselli di questo mosaico vadano al loro posto. O almeno ci restino, perché c’è sempre una variabile incontrollabile da tenere d’occhio, dalle parti del Cremlino: se la Russia dovesse decidere di chiudere i rubinetti di gas e petrolio prima della fine del 2022 il banco rischierebbe, infatti, di saltare. Quantomeno, per dirla con le parole del responsabile del Mite, “sarebbe un problema molto più difficile da risolvere“. Ecco perché non c’è un minuto da perdere.
Lo shift dagli approvvigionamenti russi “sarà fatto grazie alla diversificazione delle sorgenti, ma anche grazie a un programma di risparmio“, spiega Cingolani. Specificando che si tratta di “un elemento fondamentale per raggiungere al più presto possibile l’indipendenza e avere una sicurezza nazionale energetica resistente e resiliente“. Ragion per cui “per sostituire i 29 miliardi di gas” che arrivano nelle nostre pipeline da Gazprom “sarà necessario avere un piano di risparmio molto articolato”. D’altronde, serve sempre la parsimonia: “Ci aiuterà in futuro a ridurre le sorgenti fossili, ma anche a vivere in maniera più compatibile la transizione ecologica, senza dover fare cose troppo complicate, perché si tratta di misure sostenibili, soprattutto se diluite nel tempo e portate avanti con intelligenza“.
Il risparmio calcolato dal governo è “di qualche miliardo di metri cubi” e “viene prevalentemente dall’abbassamento della temperatura residenziale di 1 grado, che corrisponde a circa 2 miliardi di metri cubi – dice Cingolani -, ma anche dal progressivo utilizzo di biocarburanti, che sostituiscono quelli ad alto contenuto di Co2, che partono lentamente con una frazione di miliardo di metri cubi equivalente di gas risparmiato quest’anno, ma che arriveranno oltre i 2,5 miliardi di metri cubi risparmiati nel 2025“.
Nel frattempo proseguono le trattative per la diversificazione delle fonti di approvvigionamento. Se con Angola, Congo e Algeria gli accordi sono stati già firmati, il governo lavora per perfezionare le intese con Mozambico, Qatar, Azerbaijan ed Egitto. Ma non solo, perché il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, durante la sua missione in India, nei colloqui con l’omologo Subrahmanyam Jaishankar, ha discusso di un rafforzamento del partenariato bilaterale in tutti i campi: dalla transizione energetica alla sicurezza, alla difesa, scienza e tecnologia, oltre che nelle relazioni con l’Ue, l’Indo-Pacifico e delle posizioni sulla guerra in in Ucraina e sull’Afghanistan. Ad oggi, le intese sottoscritte e quelle work in progress dovrebbero portare ad avere “tra il 2024 e il 2025 – conta Cingolani – 13 miliardi di metri cubi nuovi di gas naturale liquefatto e circa 12 miliardi di gas in conduttura con nuove forniture“.
Sulla strategia è d’accordo anche il presidente della Camera, Roberto Fico. Che comunque avverte: “Il problema del conflitto” Russia-Ucraina “è che in qualche modo ci troviamo in un’economia di guerra, quindi vanno prese delle misure che riguardano l’economia di guerra“, ma “ho molta paura per la questione ambientale se in alcune zone, anche d’Europa, si riaprono le centrali a carbone” o “se andiamo avanti con alcuni piani che non aderiscono più al protocollo e agli accordi di Parigi“, perché “sul piano ambientale noi non possiamo in alcun modo arretrare“.
Anche da Forza Italia si fa più forte la spinta sulle nuove tecnologie. “Semplicemente utilizzando l’attuale disponibilità di biomassa residuale che oggi è destinata allo smaltimento, l’Italia sarebbe in grado di sostituire immediatamente, quindi già per il prossimo inverno, tra i 7 e i 10 miliardi di metri cubi di gas, ossia un terzo di quello che importiamo dalla Russia. Un quantitativo che potrebbe addirittura triplicare con il corretto utilizzo dei sottoprodotti legnosi“, sostiene il deputato e responsabile del Dipartimento energia degli azzurri, Luca Squeri. Che aggiunge: “È un risultato a portata di mano, perché la tecnologia necessaria esiste già: si tratta di caldaie e altri impianti che hanno una combustione vicina allo zero in termini di emissioni inquinanti. Ciò che serve, è la volontà di sostenere questa soluzione“. Tutti segnali che sul tema energetico si concentrano le forze di tutte le istituzioni, ma anche le attenzioni della politica. Il momento è delicato, ogni errore può costare caro. E non solo in senso figurativo.
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