L’Europa dell’eolico non ha il vento in poppa. Non ancora, almeno. E se non si corre ai ripari da subito, con più produzione e meno burocrazia, si rischia di perdere la sfida della sostenibilità. Una volta di più si richiama l’attenzione su un tema certamente non nuovo eppur centrale, nella corsa ‘green’ dell’Ue. E’ il centro ricerche del Parlamento europeo a fare il punto della situazione con un apposito documento di lavoro a sostegno delle attività delle commissioni e, di riflesso dell’Aula. In estrema sintesi, sebbene l’Unione europea sia un leader globale in alcune tecnologie offshore, “il settore eolico deve affrontare molte sfide”.
Una domanda “insufficiente e incerta”, processi di richiesta di autorizzazione “lenti e complessi”, rischi di approvvigionamento legati alle materie prime, inflazione elevata e prezzi delle materie prime, oltre a “maggiore pressione da parte dei concorrenti internazionali e disponibilità limitata di forza lavoro qualificata”: questi gli scogli da dover affrontare, le sfide dell’eolico ‘made in Eu’ peraltro non sufficiente. Perché di base si pone una questione di capacità produttiva. Per raggiungere gli obiettivi energetici e climatici del 2030 serve un tasso di installazione annuale di 31 GW all’anno, molto più delle attuali performance. Nel 2022 sono stati aggiunti 16 GW record di installazioni di energia eolica, ovvero un aumento del 47% rispetto al 2021. Ma comunque lontano dagli obiettivi minimi richiesti. Complessivamente, tra capacità totale installata su terra (onshore) e in mare (offshore), nel 2022 l’Ue ha raggiunto i 204 gigawatt, quando bisognerebbe eccedere i 500 Gw entro il 2030 se si intende centrare l’obiettivo minimo del 42,5% di energia rinnovabile nel consumo energetico.
Oltre alla sfide identificate e a oggi irrisolte, viene messo in risalto la necessità di lavorare per accelerare la commercializzazione degli impianti eolici galleggianti e di progetti ibridi quali impianti solare-eolico o collegamento tra energia eolica offshore e produzione di idrogeno. Fermo restando che la legislazione Ue già in vigore “deve essere attuata rapidamente” e che la riforma del mercato va continuata. “La riforma del mercato elettrico e il piano d’azione sulle reti contribuiscono a rafforzare l’integrazione delle energie rinnovabili nelle reti elettriche”, sottolinea il documento.
A proposito di mercato, l’Italia vanta il primato di essere nella ‘top-5’ per quota di produzione e capacità su terra ferma. Nel 2022 l’Italia vantava 11,82 Gigawatt di capacità installata, dietro a Germania (58,27 Gw), Spagna (29,79 Gw), Francia (20,65 Gw), Svezia (14,39 Gw).
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