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Rinviata ancora l’estrazione del combustibile fuso da Fukushima

I lavori di rimozione del combustibile fuso dalla devastata centrale nucleare giapponese di Fukushima sono stati nuovamente rinviati per garantire la sicurezza del progetto. La Tokyo Electric Power Company (Tepco) aveva previsto di iniziare a rimuovere il combustibile fuso e altri detriti radioattivi da uno dei reattori quest’anno, data già posticipata una volta rispetto all’obiettivo originario del 2021. Ma l’operatore ha dichiarato di aver bisogno di un “periodo di preparazione supplementare” di 12-18 mesi, il che significa che l’estrazione non dovrebbe iniziare prima della fine del 2023 o dell’inizio del 2024.

Il rinvio si è reso necessario “per migliorare la sicurezza e garantire il successo” delle ricerche all’interno dei reattori e del recupero del combustibile fuso. Gli ingegneri stanno completando i preparativi per l’utilizzo di un braccio robotico appositamente progettato per la missione altamente complessa, compresa la regolazione della velocità e della precisione, ha dichiarato la Tepco. Sviluppato nel Regno Unito da Veolia Nuclear Solutions e Mitsubishi Heavy Industries, il braccio robotico lungo 20 metri è stato consegnato lo scorso luglio dopo un ritardo dovuto alla pandemia di coronavirus.

L’11 marzo 2011, un potente terremoto nel nord-est del Giappone ha innescato un enorme tsunami che ha travolto la centrale nucleare di Fukushima Daiichi, causando il peggior incidente nucleare al mondo dopo quello di Chernobyl del 1986. La Tepco, il governo giapponese e una serie di società di ingegneria stanno lavorando per smantellare i reattori danneggiati di Fukushima, operazione che dovrebbe richiedere tra i 30 e i 40 anni. Il costo totale dello smantellamento è stimato in 8.000 miliardi di yen (63,5 miliardi di euro), che la Tepco afferma di poter coprire. Ma questa cifra, già enorme, non include il costo del trattamento e dello smaltimento delle acque contaminate nel sito dell’impianto, che verranno progressivamente scaricate e diluite nell’oceano nel corso di diversi decenni sotto la supervisione dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA). Il terremoto e lo tsunami del 2011 hanno causato più di 18.000 morti e dispersi in Giappone.

(Photo credits: STR / JAPAN POOL / JIJI PRESS / AFP)

Nadia Bisson

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