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Svincolarsi dal gas russo? Per Oxford Institute il RePowerEU è (quasi) un libro dei sogni

Svincolarsi dal gas russo? Secondo l’Oxford Institute for Energy Studies il piano europeo RePowerEU in alcuni passaggi è un ‘libro dei sogni’, soprattutto nella parte inerente le misure da ottenere entro la fine dell’anno. Secondo gli economisti infatti c’è troppo poco tempo per raggiungere obiettivi così ambiziosi.

LA COMPARAZIONE DELL’OSSERVATORIO CPI

Un mese fa, a 10 giorni dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, la Commissione europea ha presentato un piano (RePowerEU) per ridurre drasticamente la dipendenza dell’Ue dal gas russo. Altre istituzioni (come l’international Energy Agency e l’Oxford Institute for Energy Studies) hanno poi offerto stime che, secondo l’Osservatorio CPI, appaiono più realistiche e che comportano nuovi investimenti in combustibili fossili, almeno nel breve periodo, per compensare le previste riduzioni di gas russo. L’8 marzo la Commissione europea ha pubblicato un piano, chiamato RePowerEU, per rendere l’Unione indipendente dai combustibili fossili russi (gas, petrolio e carbone) entro il 2030 e per ridurre già entro la fine di quest’anno le importazioni di gas russo di due terzi (da 155 a 50 miliardi di metri cubi). In più la Commissione intende chiedere agli Stati membri di rifornire gli stoccaggi di gas per almeno il 90% entro il 1° ottobre di ogni anno (al momento i serbatoi europei sono pieni al 26%).

L’Osservatorio dell’economista Carlo Cottarelli ha messo a confronto il piano europeo con le stime dell’Oxford Institute for Energy Studies e dell’Iea facendo emergere come quelle di Bruxelles siano molto ottimistiche (infatti a maggio dovrebbero essere riviste). Il decalogo di misure presentate dall’Agenzia Internazionale dell’Energia (Iea) per ridurre la dipendenza delle importazioni di gas dalla Russia sono infatti più realistiche di quelle della Commissione europea. L’Iea prevede infatti la possibilità di tagliare entro quest’anno poco più di un terzo delle forniture di gas russo, incrementando le forniture da altri Paesi di 32,5 miliardi di m3 (contro le 63,5 del REPowerEU) e riducendo la domanda di 33 miliardi di m3 (rispetto ai 38 del RePowerEU). Anche l’Oxford Institute for Energy Studies (Oies) non concorda con il piano REPowerEU (Tab.1). Infatti, secondo l’Oies per soddisfare entrambi gli obiettivi della Commissione europea per il 2022 (livello di stoccaggio al 90% entro il 1° ottobre e sostituzione dell’import di gas russo), non basterà sostituire 101,5 miliardi di m3 di gas bensì 120,5-126,5. Questo perché secondo l’Oies l’Ue si ritroverà alla fine di questo inverno con circa 20-25 miliardi di m3 in meno rispetto allo scorso anno. Questi 20-25 miliardi di m3 si aggiungerebbero al fabbisogno sostitutivo di gas nel 2022 (101,5 miliardi di m3).
Consapevoli dell’importanza che i gasdotti russi hanno rivestito nel 2021 (circa il 43,2%o del gas allo stato gassoso importato dall’Ue proveniva dalla Russia nel 2021) – spiegano Giampaolo Galli e Michela Garlaschi nello studio per l’Osservatorio CPI -, sia la Commissione che l’Iea appaiono concordi circa l’incremento di 10 miliardi di metri cubi di gas allo stato gassoso da Paesi come Azerbaigian, Nord Africa (Algeria e Libia) e Norvegia. L’Oies ritiene possibile importare 4-5 miliardi di metri cubi aggiuntivi dalla Norvegia, 3 dall’Azerbaijan tramite l’Italia, 2-3 dall’Algeria, a patto che la produzione in ciascuno di questi Paesi venga aumentata”.

RISCHIO DI NON CENTRARE GLI OBIETTIVI DEL GREEN DEAL

Ma l’aspetto che più allontana il report dell’Iea e dell’Oies da quello della Commissione riguarda l’uso sostitutivo nel breve periodo di soluzioni ambientalmente poco sostenibili: per l’Iea, l’uso di combustibili insieme al decalogo, consentirebbero una riduzione totale annua delle importazioni di gas dell’Ue dalla Russia di circa 90 miliardi di m3. Secondo l’Agenzia, tale sostituzione avverrebbe: tramite l’incremento della produzione interna di gas naturale, ossia esplorando nuovi siti con trivellazioni; attraverso la riattivazione/potenziamento delle centrali elettriche a carbone; attraverso l’uso del petrolio nelle centrali elettriche a gas già esistenti. L’utilizzo di fonti fossili come sostituti al gas russo genererebbe un aumento del volume di gas in tempi molto rapidi, ma farebbe alzare il livello di emissioni di gas serra, violando così l’agenda del Green deal europeo. Per questi motivi, l’Agenzia non considera tale soluzione nella proposta principale del decalogo. L’Oies invece ritiene che la generazione di 20 miliardi di m3 di elettricità da fonti rinnovabile è possibile solo se l’Ue deciderà di sfruttare le centrali a carbone, il cui utilizzo sarebbe incentivato non solo da prezzi meno elevati del carbone a vapore rispetto al gas, ma anche per via della maggiore diversificazione all’import che questa materia prima prospetta avere nel 2022 (Australia, Sud Africa e Usa).

LE CONCLUSIONI DELL’OSSERVATORIO CPI

Secondo l’Osservatorio CPI dunque, “mentre la fornitura di gas allo stato gassoso 10 miliardi di m3 in più sembra fattibile, l’aumento di 50 miliardi di m3 di gas liquefatto proposto dal REPowerEU appare sovrastimato in quanto realizzabile solo se ci fosse una forte crescita a livello internazionale di Gnl e il mondo intero riducesse effettivamente il suo consumo”.
La previsione di un incremento della produzione di gas dal biometano di 3,5 miliardi di m3 risulta ottimista così come lo spostamento di 20 miliardi di m3 dal gas all’energia eolica e solare. Analogamente, appare complicato raggiungere entro il 2022 gli obbiettivi di sostituire le pompe di riscaldamento da gas in calore (1,5 miliardi di m3), introdurre impianti fotovoltaici (2,5 miliardi di m3) e abbassare il termostato (14 miliardi di m3) a meno di prezzi del gas in bolletta molto elevati e inverno mite”, concludono gli esperti dell’Osservatorio.

Nadia Bisson

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