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Von der Leyen striglia i governi su acquisti congiunti e solidarietà sul gas. “Price cap? Sì a modello dinamico”

Solidarietà e condivisione, poi ancora risparmio. Sui tre pilastri del pacchetto Ue contro il caro energia, gli Stati membri devono fare di più e farlo più in fretta. L’intervento di Ursula von der Leyen di fronte alla plenaria del Parlamento europeo di Strasburgo, nel consueto dibattito che prepara il Vertice europeo (in programma il 20-21 ottobre a Bruxelles), è un continuo ammonimento ai governi a fare di più per affrontare insieme la crisi dell’energia, dopo mesi di pressione da parte degli Stati membri alla Commissione.

Nel ripercorrere nelle linee programmatiche il pacchetto di emergenza contro il caro bollette presentato ieri – che include interventi contro l’aumento dei prezzi, una base giuridica per avviare nell’effettivo (e rendere obbligatori) gli acquisti congiunti di gas da parte delle imprese europee e nuove regole di solidarietà tra gli Stati membri di fronte al rischio di tagli all’approvvigionamento – la presidente della Commissione ha messo i governi di fronte alla loro parte di responsabilità in quello che gli Stati chiamano ‘ritardo’ della stessa Commissione europea nella risposta alla crisi energetica. Sul fronte della condivisione delle forniture di gas, ha esortato i governi a comprare insieme il gas e non a litigarselo, mossa che contribuisce ad alzare i prezzi sul mercato.

Abbiamo letteralmente visto ad agosto, al culmine della stagione di riempimento delle riserve, come gli Stati membri si superavano a vicenda e i prezzi aumentavano”, ha ammonito la presidente tedesca, sottolineando che “possiamo sicuramente essere più intelligenti di così”. La Commissione ha proposto quindi di mettere in comune la domanda di gas e di obbligare le imprese dell’Ue a comprare congiuntamente gas sufficiente a riempire almeno il 15 per cento delle riserve, dopo aver lanciato oltre sei mesi fa (lo scorso 7 aprile) una piattaforma dedicata agli acquisti congiunti e mai realmente entrata in funzione proprio per la resistenza di alcuni Stati membri.

Lo stesso si può dire per quanto riguarda la solidarietà. Sono mesi ormai – da quando la Russia ha iniziato a tagliare in maniera unilaterale le forniture di gas agli Stati membri – che la Commissione incalza i governi a sottoscrivere accordi di solidarietà bilaterale per fare fronte ai rischi di tagli improvvisi alle forniture di combustibili fossili. Ad oggi ci sono solo 6 accordi di solidarietà in essere tra gli Stati membri (tra: Italia-Slovenia, Germania-Austria, Estonia-Lettonia, Lituania-Lettonia, Finlandia-Estonia), mentre l’esecutivo comunitario punta ad averne molti di più, stimandone addirittura 40 possibili. Per von der Leyen “la condivisione del gas in caso di crisi è fondamentale nel nostro mercato unico con catene di approvvigionamento altamente integrate, un’interruzione in uno Stato membro ha un impatto massiccio su tutti gli Stati membri” e i governi “hanno già da cinque anni l’obbligo, ai sensi del diritto dell’UE, di concludere accordi di solidarietà” ma “fino ad oggi sono stati concordati solo 6 accordi su 40 possibili” e questo non è sufficiente. Nel pacchetto anticrisi, Bruxelles ha proposto nel pacchetto di introdurre delle regole predefinite per gli Stati membri. Ha poi concluso ribadendo che “la solidarietà energetica è un principio fondamentale dei nostri Trattati, quindi cerchiamo di renderlo effettivo”.

Ma è soprattutto sugli interventi per il controllo dei prezzi del gas che l’Esecutivo von der Leyen è stato accusato dai governi, anche dall’Italia, di ritardo e inadempienza. Per questo la stoccata finale di von der Leyen è di nuovo rivolta ai governi ma stavolta sul tema del price cap, il tetto al prezzo del gas richiesto a più riprese nel corso dei mesi scorsi dall’Italia di Mario Draghi. La presidente ha rivendicato di aver dato al Consiglio “già a marzo la possibilità di fissare un tetto massimo ai prezzi del gas. Ma la proposta non ha guadagnato abbastanza consenso e quindi oggi torniamo a parlarne”. Nel piano, la Commissione propone di introdurre un nuovo parametro di riferimento per i prezzi solo per il gas naturale liquefatto che sia alternativo al Ttf, la borsa olandese di riferimento per gli scambi di gas da gasdotto. Il nuovo benchmark per il Gnl non sarà pronto prima di marzo 2023, dunque la Commissione prevede di introdurre un meccanismo “dinamico” di controllo del prezzo del gas sulla borsa olandese, da attivare quando necessario, che dovrebbe tradursi in un tetto dinamico e abbastanza flessibile da non scoraggiare gli altri fornitori all’Europa.

Bruxelles tira dritto inoltre sull’idea di fissare un tetto al prezzo del gas usato per la produzione di energia elettrica, una sorta di cap sul modello iberico su cui però molti governi, come quello italiano, sono contrari dal momento che la differenza di prezzo dovrà essere pagata da risorse nazionali. “Il gas fa salire anche i prezzi dell’elettricità” e secondo la Commissione europea il modello iberico di tetto al prezzo del gas usato per la produzione di energia elettrica applicato in Spagna e Portogallo “merita di essere preso in considerazione a livello europeo”, ha ribadito von der Leyen, sottolineando che la Commissione sta studiando i dati su “alcune domande a cui rispondere” riguardo al cap iberico “ma non voglio lasciare nulla di intentato”, ha concluso.

(photo credits: Frederick FLORIN / AFP)

Nadia Bisson

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