Federvini, 20,5 mld il valore aggiunto. Pallini: “Ma serve sostegno istituzioni”

Un impero da oltre 2.300 imprese (38mila, considerando anche quelle agricole di trasformazione), 21,5 miliardi di euro di fatturato diretto, 10 miliardi di euro di export. Le filiere di vini, spiriti e aceti rappresentate da Federvini continuano a crescere nonostante il momento non sia dei migliori. E investono – tanto – sulla sostenibilità, sia sociale che ambientale. La foto la scatta l’ultimo rapporto Nomisma presentato dalla federazione alla Camera dei deputati.

Questo studio mette in luce la dimensione straordinaria raggiunta, nel complesso, dalle filiere che rappresentiamo, che assumono un rilievo strategico per il sistema economico italiano con un valore aggiunto superiore ai venti miliardi di euro all’anno e un export che movimenta dieci miliardi di euro“, rivendica la presidente, Micaela Pallini.

Comparti che, scandisce, sono “meritevoli della massima considerazione e del più attento supporto istituzionale“, soprattutto oggi che, precisa, “sono molto esposte a incertezze di natura geopolitica, normativa, commerciale, inflattiva. La difesa di questo patrimonio del Made in Italy, con la sua storia, cultura e reputazione, è una responsabilità tanto degli imprenditori, con le loro organizzazioni di rappresentanza, quanto delle istituzioni”, afferma.

Secondo lo studio di Nomisma, oltre il 90% delle imprese dei tre comparti, negli ultimi tre anni, ha investito, oltre che per l’acquisto di beni strumentali, anche a sostegno della sostenibilità ambientale (packaging sostenibili, riduzione dei consumi di acqua, produzione dell’energia rinnovabile) e sociale (attività culturali, selezione dei fornitori locali, iniziative umanitarie), della formazione del personale e della ricerca e sviluppo per nuovi prodotti. “Questo ruolo attivo verso la sostenibilità trova conferma nell’85% della popolazione italiana che ritiene come le imprese di vini, spiriti ed aceti contribuiscano positivamente allo sviluppo economico dei territori nei quali sono insediate oltre che al rafforzamento dell’immagine del Made in Italy all’estero. Una reputazione che, per 7 italiani su 10, deriva anche dal contributo positivo dato dai vigneti nella tutela del paesaggio italiano, nel salvaguardare le aree rurali prevenendo l’erosione dei suoli e nel favorire il turismo”, sottolinea Denis Pantini, Responsabile Agroalimentare e Wine Monitor di Nomisma.

Rilevanti i valori sotto il profilo occupazionale: a fronte di 81 mila lavoratori direttamente occupati dalle imprese dei tre settori, grazie ad un effetto moltiplicatore pari a 5,8, se ne attivano oltre 460mila nell’intero sistema economico nazionale che corrispondono a quasi il 2% del numero complessivo di lavoratori in Italia. Il dossier evidenzia il rilievo strategico che le “filiere Federvini” giocano per il Sistema Paese sotto il profilo economico. I tre settori generano difatti sul territorio nazionale un valore aggiunto, inclusivo anche delle componenti indirette e indotte, pari a 20,5 miliardi di euro, circa l’1,5% del Pil nazionale. Di questi, 4,9 miliardi sono riconducibili all’effetto diretto (attribuibile alle imprese dei comparti attraverso la propria attività di produzione), 9 miliardi sono imputabili all’effetto indiretto (prodotto dai diversi fornitori attivati e dalla domanda generata a loro volta dai fornitori) e 6,6 miliardi all’effetto indotto, ovvero quello generato dall’incremento di reddito percepito da tutti i soggetti coinvolti a vario titolo nel processo economico.

L’ennesima prova, per il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, dell’importanza di un settore del Made in Italy in cui “si concentrano eccellenza della materia prima, tradizione della lavorazione, storia dei territori“: “Negli ultimi anni, il successo raggiunto dall’export dei prodotti del comparto è innegabile, anche se è noto che l’anno appena chiuso presenta alcune criticità, dopo i successi del 2021 per l’uscita dalla pandemia e i buoni risultati del 2022 legati alle spinte inflazionistiche“, afferma.

Quello del vino italiano è un “successo planetario” che vede l’Italia stabilmente ai primissimi posti tra gli esportatori mondiali nel settore, “grazie alla brillante performance delle nostre imprese sui mercati internazionali“, fa eco il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani. La promozione e la tutela delle eccellenze italiane all’estero è una “priorità” del Governo, assicura, citando la “diplomazia della crescita”, la strategia di sostegno all’internazionalizzazione delle imprese che ha lanciato dall’inizio del mandato e concepita come “fortemente innovativa, per e con le aziende“.

Il momento è particolarmente sfidante“, conferma Marco Montanaro, direttore generale di Federvini. Questo però, precisa, “non impedisce che l’export costituisca una parte davvero importante delle filiere, rappresenta un dato aggregato di circa 10 miliardi di euro in valore, ci sono ancora ampie possibilità in altri mercati di poter consolidare le posizioni delle filiere“.

Chiara Troiano

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