Gentiloni apre a modifiche Pnrr: “Ma fare presto e bene”. Anac chiede rinegoziazione

Se c’è un modo in cui un Paese come l’Italia può spendere e investire si chiama Pnrr e se c’è un rischio per il nostro Paese è quello di non essere sufficientemente capace di rispettare gli obiettivi e i tempi del Piano“, spiega il commissario Ue dell’Economia, Paolo Gentiloni, a SkyTg24. “La Commissione Ue sta lavorando con l’Italia per rendere possibile limitare ed evitare questi ritardi – prosegue l’ex premier – ed è un impegno molto importante che deve essere al centro dell’azione del nostro governo e sono convinto che ne sia consapevole“. Detto questo, continua Gentiloni, “da parte della Commissione c’è la massima flessibilità possibile, non per buona creanza, ma per evitare che, nei Paesi che hanno piani più importanti, ci siano ritardi eccessivi”. Per questo “è importante che si stia cominciando a lavorare innanzitutto sulle modifiche che l’Italia propone di introdurre sulla quarta rata” del Pnrr “che dovrebbe scadere alla fine di giugno. Naturalmente l’Italia proporrà delle modifiche degli obiettivi e delle scadenze e questa discussione è molto utile. Il problema è che dobbiamo lavorare presto e bene e ricevere una proposta di rimodulazione generale del Pnrr il prima possibile. E’ vero – conclude l’eurocommissario – che diversi Paesi non hanno ancora avanzato la proposta di rimodulazione generale. Sono circa dieci finora i Paesi che finora hanno fatto o hanno già ricevuto il via libera alla loro proposta. Non siamo isolati in questo ritardo, ma visto che le rate si susseguono bisogna farlo presto e bene questo lavoro di rimodulazione e la Commissione è pronta a collaborare con le autorità italiane per farlo al meglio possibile“.

Modifiche possibili dunque, purché arrivino nero su bianco presto a Bruxelles. Spinge per rivedere il Pnrr anche il presidente dell’Anac, Giuseppe Busia, presentando alla Camera dei deputati la Relazione annuale dell’attività dell’Autorità Nazionale Anticorruzione: “Decisiva sarà la rinegoziazione di alcune misure. Non tutti gli investimenti hanno la medesima urgenza. Per questo possono essere utilmente spostati su altri finanziamenti europei”. Finora, ricorda Busia, “gli investimenti finanziati con le risorse del Piano si sono fermati a circa 25 miliardi di euro, meno del 14% dell’ammontare complessivo previsto. E parte significativa di questi ha potuto essere realizzata in quanto già avviata prima dell’approvazione del Piano. Sebbene sia fisiologico che gli investimenti si concentrino nella fase conclusiva del Piano, è evidente che la salita d’ora in poi sarà particolarmente ripida“. Tra gli investimenti, non strettamente legati al Pnrr, il presidente dell’Autorità anti-corruzione, evidenzia però che nel decreto relativo al Ponte sullo Stretto di Messina c’è “uno squilibrio nel rapporto tra il concedente pubblico e la parte privata, a danno del pubblico, sul quale finisce per essere trasferita la maggior parte dei rischi. Sono stati, da parte di Anac, proposti alcuni interventi emendativi volti a rafforzare le garanzie della parte pubblica, non accolti, tuttavia, dal governo in sede di conversione del decreto”, sottolinea Busia.

Tornando al Pnrr e ai ritardi italiani, dalla bozza della relazione del Ministero per gli Affari europei sullo stato di attuazione del Piano di resilienza depositata in Parlamento, emerge che intanto che “sulla via dell’attuazione, diversamente da quanto indicato nella seconda Relazione al Parlamento dal precedente governo che affermava l’assenza di criticità e di rischi di rallentamento per tutti gli interventi, sono stati riscontrati numerosi ostacoli, che hanno richiesto un’azione mirata e persistente per il loro superamento“. In particolare “sono 120 le misure rispetto alle quali sono stati rilevati elementi di difficoltà nella loro realizzazione”, si legge. Fra le criticità c’è l’eccessiva frammentazione. Un dato su tutti. “Considerando le risorse del Pnrr per le quali si è individuato il soggetto attuatore (130 miliardi di euro circa, pari al 68% dell’intero Piano) e la distribuzione dei progetti di titolarità dei Comuni e o di altri enti emerge una miriade di piccoli interventi: i progetti di importo fino a 70mila euro sono più di 76 mila” e “quelli fino a 1 milione sono pari all’87% del totale”. Ma per quanto riguarda la terza rata, la valutazione della Commissione europea ai fini del pagamento “è in via di completamento. Il processo di assessment, sin dall’invio della domanda di pagamento, ha richiesto tempi più lunghi, d’intesa con i servizi della Commissione, per la complessità degli obiettivi da conseguire per questa rata e per gli approfondimenti che si sono resi necessari, nelle interazioni con la Commissione, per alcune scadenze”.

Chiara Troiano

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